Emanuela T 09/06/2013 ore 12:34
Reggio Emilia
09/06/2013 ore 12:34
Stralcio da un’intervista con Anna Maria Farabbi
Anna Maria Farabbi : L’atto della sospensione è un tema a te molto caro, dentro cui hai dedicato anni di riflessione esistenziale e artistica, basta solo pensare al tuo lavoro sulle figure staccate da terra, come in lievitazione. Raccontaci.
AT: Una sera del 1993, un forte temporale mi sorprese mentre ero ancora per strada. Trovai riparo in un bar tabacchi in rue Lepic (allora vivevo a Parigi), ordinai una birra, e scolo d’acqua presi a scrivere di getto questa frase su un foglio di carta che avevo in una tasca: Le forme simboliche vuote, ricevono l’immaginario delle masse. Preferisco abitare la periferia del sistema, nella quotidiana sospensione tra il Paradiso e l’Inferno di ogni mia giornata.
Già da un po’ di tempo, forse inconsapevolmente, realizzavo immagini legate alla gravità e alla sospensione, immagini che assunsero nel 1991 l’aspetto di figure sospese in aria.
Quella sera, debitore verso quelle parole scaturite in un momento della vita che consideravo “non felice” compresi qualcosa sul concetto di Tempo:
Stavo dando una forma all’idea di “rappresentazione dell’invisibile” attraverso il mezzo fotografico che per sua specificità “non può prescindere dalla realtà”. Non è possibile fotografare ciò che non esiste.
Noi vediamo dei corpi che si sollevano da terra come se si sprigionasse una forza dal basso verso l’alto, le persone sembrano sollevarsi, come se ci fosse una forza contraria alla gravità. E’ come se nell’immagine fotografica si potesse impressionare ciò che non è fotografabile, quel mondo che non appare agli occhi di chi è incarnato nello spazio e nel tempo.
La sospensione di un corpo, non visibile dall’occhio umano, è resa possibile dalla rapidità del tempo fotografico che congela la frazione di secondo in cui un corpo fisico, compiendo un salto, raggiunge un culmine nel quale resta sospeso, prima di ridiscendere verso il suolo assecondando la gravità.
Poeticamente, è come se, nell’immagine fotografica, si potesse impressionare ciò che non è fotografabile.
L’Angelo personifica una direzione e un senso, ha la sua origine nella divinità ma la sua traiettoria passa attraverso il mondo umano.
Anna Maria Farabbi : Guardando con attenzione le tue creature terrestri sospese in un volo ascensionale verticale senza ali, si ha l’impressione dell’importanza del vuoto. Del vuoto che circonda sempre la nostra persona. E della potenza individuale e collettiva di sconfiggere la gravitazione che ci magnetizza a terra.
AT Il vuoto deve all’unità la sua pienezza, nel taoismo ad esempio il vuoto è costitutivo dell’universo quanto il pieno. Il vuoto che circonda ogni persona rappresenta la vastità di ciò che non è conosciuto. L’uomo è troppo arrogante nei confronti della creazione e del cosmo, pertanto mi permetto di metter in pagina attraverso quell’impalpabile aria che è “l’attorno” ciò che lo dimensiona. Con questo work in progress, invito da vent’anni a guardare le cose del mondo cambiando l’abituale prospettiva ( i piedi per terra, il peso della gravità e del nostro quotidiano) , induco alla non appartenenza verso tutto ciò che ci condiziona, ci definisce e spesso a causa delle nostre aspettative (mediamente materiali) alla fine ci delude.
Backstage
Realizzata con: Hasselblad 500 Cm
Pellicola: Kodak T Max 400
Anno: 2013
Luogo: Reggio Emilia
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