L’acqua e il riflesso
Rossiglione
28 Giugno 2015
Ore 15:00
Amore di sè come Amore per l’Altro?
…Narciso non parla più alla sua immagine nell’acqua….le volta le spalle e galleggia “a morto” in una pozza. Oggi chiameremo Narciso quel virus che si replica e specchia in ogni monitor ….
Si narra che Narciso fosse figlio della ninfa Liriope, che un giorno il dio dei fiume Cefiso aveva avvolto nelle spire delle sue acque e violata. Il veggente cieco Tiresia predisse a Liriope che Narciso sarebbe vissuto sino a tarda età se non avesse mai conosciuto se stesso. Narciso era bellissimo e chiunque si sarebbe innamorato di lui, e quando egli ebbe compiuto i sedici anni si era già lasciato alle spalle una schiera di amanti respinti di ambo i sessi, poiché era superbamente geloso della propria bellezza. Tra gli altri spasimanti vi era la ninfa Eco, che non poteva più servirsi della propria voce se non per ripetere le ultime parole dette da qualcun altro: così era stata punita per aver distratto Era con lunghi discorsi per consentire alle ninfe dei monti, concubine di Zeus, di sfuggire alle ricerche della dea gelosa. Eco, respinta e disprezzata da Narciso, trascorse il resto della propria vita seguendo nascostamente il fanciullo amato, consumandosi lentamente d’amore e di tristezza finché di lei non rimase che la voce che ancor oggi sui monti ripete le ultime sillabe delle parole pronunciate dagli uomini. Qualcuno dei pretendenti respinti da Narciso invocò su di lui la giusta punizione di Nemesi. Fu così che Narciso, vagando nelle foreste, capitò nei pressi di una fonte chiara come l’argento, mai contaminata da greggi, pastori, uccelli, belve o rami caduti, posta in mezzo a una selva tanto fitta da non consentire il passaggio dei raggi dei sole. Qui, accostatosi alle acque per dissetarsi, Narciso vide la propria immagine riflessa e se ne innamorò. Dapprima tentò disperatamente di abbracciare il fanciullo che gli stava davanti: quando poi ebbe riconosciuto se stesso rimase fisso a contemplare l’immagine riflessa, struggendosi di dolore ed emettendo lamenti e sospiri cui rispondeva solo la ninfa Eco nascosta nella boscaglia. Lì lo trovarono morto di consunzione le ninfe Naiadi e Driadi che non fecero in tempo a predisporgli gli onori funebri poiché egli si trasformò nel fiore che porta il suo nome. Publio Ovidio Nasone, (3-8 d. C.), Metamorfosi, libro III, trad. it. F. Bernini, Bologna, Zanichelli, 1984
Realizzata con: Canon MARK III
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Anno: 2015
Luogo: Rossiglione
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