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Sulla siepe / Il confine
Nell’epoca dello strepitare collettivo, prediligo il “silenzio”.
Non credo di fare “grandi immagini” ma amo le mie piccole fotografie di carta come un padre modello dovrebbe amare i suoi figli e ho stima per la coerenza con cui “non ho sposato” sin dai miei inizi alcuna tendenza.
Se stampo una fotografia non sento la necessità di fare cose XXL, le trovo rumorose e invadenti, mi ricordano troppa gente che abita l’oggi.
Una bella fotografia forse può “vivere la sua esistenza” anche su un piccolo foglio di carta ai sali d’argento.
Adoro da sempre il Cristo morto del Mantegna, una tempera su tela che misura a discapito della sua popolarità 68 cm x 81 cm, poca cosa se rapportata a grandi opere a carattere religioso
Gelatin silver print, edition of 78
24.6 x 18.8 cm (image); 25.3 x 20.3 cm (paper)
Quando vidi la stampa di Vermeer still life (with mouse) del 1947 di Irving Penn restai incantato, ero un ragazzino, forse stavo innamorandomi di una stampa a contatto, piccolissima quanto preziosa.
Fuori di questi pensieri, al di là della piccola siepe di immagini che raccontano gli incontri fatti nella vita c’è rumore, arroganza, pretesa e persino violenza.
Ai tempi della Basaglia un ricoverato disse: “Il manicomio è il campionario della merce che c’è fuori”
Io sto sulla siepe, in silenzio e chiedo solo d’esser lasciato in pace .
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