Varie
Lia (the encore) e l'occasione per dire qualcosa sulla vecchiaia…
LIA
Lia è l’ultima donna del paese che sappia tessere al telaio. Quando era giovane ne faceva vari metri al giorno. Tessuti che duravano una vita , quegli asciugamani un po’ duri, perché il cotone aveva nerbo e forse tratteneva un po’ dell’anima di donne come lei…… donne vere come Lia.
Nessuno più è capace di tessere in paese, la figlia non ha voluto raccogliere il testimone e quindi questo “sapere” è destinato a scomparire assieme a lei….a Lia.
Ogni anno c’è la festa del paese, il giorno dell’assunzione della Madonna e lei si fa accompagnare nel piccolo museo della civiltà contadina dove per una mezz’ora tesse di fronte ai curiosi, sul suo telaio….donato al museo….sommessamente mormora in dialetto questa frase:- “Vediamo…vediamo un po’ se ne sono ancora capace….”.
La nostra società ci ha danneggiati impostando la rimozione della morte. Morte come fine di tutto.
“Per la salute mentale sarebbe bene poter pensare che la morte non è che un passaggio,una parte di un grande,lungo e sconosciuto processo vitale. Vi è qualcosa di insano nella resistenza che noi le opponiamo e che toglie alla seconda metà della vita il suo scopo”- C.G.Jung
Ricerchiamo la felicità personale e un’eterna giovinezza, il rifiuto della mappatura del nostro volto e l’incessante modificarsi del nostro corpo. I media ci mostrano una bellezza fatta a colpi di lifting, deboli archetipi di attrici e soubrette che affrontano la maternità quando dovrebbero iniziare la menopausa, volti levigati e spesso sfigurati dalla chirurgia, seni turgidi con capezzoli ad altezze improponibili a stridere con le rughe del collo e le macchie dell’invecchiamento sulle mani. Non sarebbe più logico accettare quei segni come preludio di una saggezza che si acquisisce giorno per giorno vivendo con consapevolezza? Purtroppo nella nostra epoca “vecchio” non corrisponde più a “saggio” ma a “senile”. Se fino ai quarant’anni si è proiettati all’esterno di sé , verso il futuro e la realizzazione sociale e economica, nella seconda metà della vita forse faremmo meglio a coltivare una dimensione più vicina al nostro mondo interiore.
Recentemente Giorgio Canali guardando un pubblico (composto di ventenni e trentenni ) che era accorso a sentirlo ha ironicamente commentato:- “Fa ridere il fatto che siate tutti qui riuniti ad ascoltare un vecchio coglione di cinquant’anni con la chitarra e l’armonica…….andate a farvi fottere!!!”
Dai miei quasi cinquantuno anni , dal mio mondo di visioni fatto di Angeli e puttane, di paesaggi e di mandala, di uomini scuri in volto e di “donne che pensano” e non esistono solo mostrando le tette e il culo, mi viene da dire con sincerità e franchezza: – Vivete, sognate e lasciate che il tempo faccia il suo corso…è così per me…per voi e per tutti sapete?
Vivere e invecchiare è un grande privilegio…penso a tanti amici che oggi non sono più qui in terra…e alla loro immagine che “in memoria” è eternamente giovane!
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