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MIO PADRE, LA FORMULA DELL’AMORE SILENTE
Metto un altro ceppo nel camino, la legna ancora umida emette strani suoni, sembrano triplofonie. L’odore del legno che brucia è l’aroma di antico, della fiaba, dell’infanzia sull’appennino quando pioveva e dovevo restare in casa. Quel profumo lo associavo all’immagine di mia nonna che gira la polenta, a me che raccogliendo un piattino d’argento caduto nel camino sfidai le fiamme quasi fossero quelle di un cartone animato, mentre erano vere come vere le ustioni che riportai sul palmo della mano.
Questa sera qualcosa è cambiato, la legna che arde l’ho tagliata quest’estate assieme a mio padre. Quel fuoco è un simbolo ed è anche il segno di uno dei rari momenti in cui io e mio padre abbiamo fatto una cosa assieme. Entrambi con lo sguardo serrato, reggevamo reciprocamente la legna e vicendevolmente la tagliavamo. In certe cose siamo molto simili io e mio padre. Entrambi mettiamo sempre gli stessi vestiti per giorni, settimane, ci affezioniamo o abituiamo a quell’abito. Appassionato di libri sin da ragazzo, volle studiare ingegneria nonostante in casa i soldi fossero pochi con mia nonna casalinga e mio nonno operaio delle ferrovie con due figli a carico. Il suo corso di studi universitario fù un investimento e un sacrificio ma il risultato fù una laurea e un altrettanto brillante carriera. L’incorruttibile Terrile non amava favorire nelle gare ditte compiacenti,mio padre cercava la qualità dove era, non voleva nulla in più di quanto gli fosse dovuto. Io sono così, stessa pasta,onesto, quando opero con dei collaboratori, amo che siano animati dallo spirito per la sperimentazione, dalla voglia di fare indipendentemente da un maggiore o minore guadagno. I soldi sono la felicità e la dannazione dell’uomo, debbono essere giusti, corrispondere all’operato, al tempo e alla qualità del risultato, ma nulla di più, il superfluo vizia e rende impotenti all’immaginario.
Mio padre è irrequieto, metodico e in quanto tale all’improvviso imprevedibile quando cambia un abitudine senza il minimo preavviso. Io sono irrequieto e alla mia maniera metodico per certi versi, ma l’incapacità di portare a termine le sette occupazioni che opero in contemporanea, mi porta a dare un immagine meno strutturata della sua. Lui è di poche parole, io sono l’uomo delle mille parole, con i pensieri allevo tre discorsi in contemporanea nella mia testa ma quanto sgorgherà dalla bocca non sarà una sintesi ma solo i brandelli di conversazioni con mè stesso che finirò per esternare perchè incapace di contenerle. Chi ho innanzi sarà la vittima predestinata di una torrenziale verbalità, di una parlata barocca al pari di un salotto con le sedie in numero dispari. Mio padre è bravo in matematica, fissa il vuoto e compie incredibili calcoli, io se fisso il vuoto, l’ho già traversato in favore di un’altrove, ma nel far di conto mi aiuto ancora con le dita. Mi è sempre mancato il suo sguardo verso di me, quello sguardo volto a conoscere ancor prima di capire cosa s’agita nella carne che da lui viene, quali moti e quali tempeste mi sbattevano su scogli freddi e scuri, come tra le paludi buie delle dipendenze. Ho cercato quello sguardo, quella complicità che sfocia in piccole cose, lui in tutta la vita andò una sola volta a funghi con mio nonno, e la ricorda in quanto tale: l’unica volta che sono andato con mio padre. Un figlio ha bisogno del padre, di chi gli racconta le storie di alberi secolari, di come quel vento che sembra spaventoso per come scuote cime e rami in realtà sia passato altre volte ed abbia spaventato anche lui. Un padre a cui raccontare del primo amore, del rimpianto d’averlo perduto,un padre che ti rincuori del fatto che altri ne seguiranno e che potrebbero essere ancora più belli.
Tagliare la legna assieme, senza parlare più di tanto, come Carver che ricorda della volta in cui andò alla pesca del salmone con suo padre affermando che il genitore eramolto più bravo di lui e lo dice nel momento in cui avverte il vuoto che ha lasciato. Non ho voglia di fare consuntivi post mortem, mio padre è vivo e spero che abbia ancora voglia di far legna con mè, di sedersi sudato sotto la quercia,lui con la sua camicia a quadri ed io con i miei stivali gialli.
10 Comments
PlacidaSignora
Mi è venuto un nodino qui, in gola…
:’-**
contrabbubis
Ti mando un saluto: Ho letto e sentito e pensato e pensato e pensato…un abbraccio. ;-)
utente anonimo
Spero tanto che tuo padre legga con la stessa intensità con cui tu hai scritto, è una bellissima dichiarazione d’amore la tua. Commossa ti bacio.
Mariatelodicevo
utente anonimo
ma si che ne avrà ancora voglia…
però fatti avanti tu con la proposta, tanto per non saper nè leggere nè scrivere… :)
Tambu
suryamukhi
Mi associo a Mariatelodicevo…una splendida dichiarazione d’amore che ha toccato le corde del mio cuore e fatto salire le lacrime che ora sono lì sul punto di scendere e annebbiano la vista.
Quanto è emotivamente toccante notare come cambia nel tempo il sentimento nei confronti dei ns genitori…da ragazzina cercavo il distacco da loro, la mia indipendenza ed ora cerco la loro vicinanza, la condivisione con loro dei miei sentimenti più profondi, ma l’età adulta mi blocca…Come si fa a trovare lo slancio ed esprimere i sentimenti verso di loro?
Grazie Alberto.
albertoterrile
…come si fà? Basta riflettere sul fatto che la vita è un attimo,meglio dire e dichiarare quanto è prima di doverlo sentire rimbalzare nella propria mente con un suono sordo. Finchè possiamo usare la voce e guardarci negli occhi facciamolo. Poi è ancora possibile per chi crede nell’aldilà, nel fatto che non tutto finisca, ma la fede non è data a tutti, quindi il mio consiglio è AGIRE NEL PRESENTE…PARLARE E DICHIARARSI NEL PRESENTE!
Con mia nonna non ho potuto farlo, ci sono post della fine gennaio inizi febbraio 2005…e non è stato un bel “vivere” il fatto di aver poi scritto e parlato dopo la sua dipartita….
utente anonimo
davvero vero,io che mio padre l’ho conusciuto poco,purtroppo, mi sento che mi mancano 1 sacco di cose,e invidio chi dal suo ne puo’ imparare..
maudite
Tout ce que ta main trouve à faire, fais-le selon ton pouvoir; car il n’y a ni oeuvre, ni combinaison, ni connaissance, ni sagesse, dans le shéol, où tu vas
Darby Cit. Eccl 9:10
albertoterrile
…L’ecclesiaste….il libro preferito da mio padre nella bibbia….WHY IN FRENCH???
:)))
maudite
Scelta di gusto, oserei dire… per scelte di dettagli che altri non fanno. E per melodicità anche. Ma il messaggio è chiaro.
=)