Varie
Il regalo più bello di Natale.
1935 circa Mia nonna e mio nonno con mio padre e mia zia.
Quando si è bambini si attende il mattino di Natale con ansia per correre sotto l’albero e scartare i regali. Babbo Natale o Gesù Bambino ( il babbo e la mamma) si sono preoccupati di farci trovare qualcosa per invadere i nostri cuoricini di gioia. Gli occhi luccicano a intermittenza, vanno a tempo con le luci dell’albero o del presepe, le mani scartano frettolosamente le carte colorate a celare il trenino elettrico, la pista di macchinine agognata o l’ultima bambola a pile che dice 4 parole, queste le mie memorie , sono del 1961,figlio del baby boom (1945/1964).
Un mese fa, in un periodo complesso fatto di impegni lavorativi e d’arte, periodo recante l’aureola di piccoli fastidi fisici non esattamente diagnosticati è arrivata in casa una freccia a fare centro. Come scrive Claudio Rocchi: Serve un bersaglio ben definito per poterci esercitare con l’arco dall’insolito, eccitante e veloce punto di vista della freccia.
Un malore di mio padre e l’urgenza di analisi che rileveranno un corpo estraneo della grandezza di un arancio al colon. sono stati l’inaspettato verdetto Il mio piccolo cosmo fatto di fantasia e creatività è esploso come una pentolaccia battuta con forza e una pioggia di coriandoli mista a calcinacci mi è rovinata addosso.
Ho reagito d’istinto senza ponderare nulla come mia abitudine. Mi sono tuffato nelle priorità rinsaldando ancor più il rapporto con la figura paterna che già da due anni s’era rischiarato assumendo le forme che ho desiderato per 48 anni.
Ho sempre desiderato un Papà che fosse curioso di me, affettuoso, complice ma al contempo arbitro delle mie partitelle con la Vita.
Lo era ma in sua modalità che ho stentato a (ri) conoscere, ho un Papà di pochissime parole, silenzioso , dai modi spesso rudi e sbrigativi, facciata per celare una sensibilità e una profonda timidezza. La timidezza spesso indossa l’aggressione verbale. Non l’ho capito, l’ho contrastato, non l’ho assecondato. Ho fatto di testa mia, col cuore e dopo oltre 25 anni di duro lavoro gli ho dimostrato che avevo creduto nel mio sogno. Il mio primo libro edito nel 98 in francia, l’ho visto regalato in silenzio da mio Padre ad alcuni suoi fidati Amici. Per me c’era però sempre lo scetticismo generato dalla razionalità della forma mentis dell’ingegnere che vedeva nel mondo dell’arte la mancanza di basi e solidità economica cui lui, figlio di un operaio delle ferrovie e di un umile casalinga aveva concorso.
Da ragazzino mi esortava chiedendomi di studiare per avere un lavoro “vero” tenendo l’Arte come hobby. Non sarei mai riuscito. Non l’ho fatto. Si è preoccupato per lunghi anni e finalmente al mio compleanno dei 45 anni mi ha telefonato rilasciando con la sua nota sintesi il dispaccio che in cuor mio avevo sempre desideratp:- Avevi ragione tu, hai fatto bene a scegliere quella strada, sono fiero di mio figlio.
Quel giorno fù festa grande nel mio cuore. Per anni avevo lottato per riuscire in quella strada e nei momenti più duri mi ero aiutato con tanto alcol e calmanti proibiti perché non ero in grado o forse credevo di non esserlo di riuscire da solo a condurre quella sfida senza soffrire troppo. Rifiuto la sofferenza da lungo tempo.
Ho vissuto belle storie d’Amore nel frattempo, relazioni che si sono consumate nel tempo. L’amore per una donna, sentimento che ho sempre ambito fosse eterno s’è da subito mostrato un prodotto “con scadenza”.
Da un po’ ho dovuto fare i conti con la mia intransigenza, con il fatto che non amo ne desidero “ perdere tempo” o essere ingannato. Sfiduciato per molti motivi, infastidito per altri mi sono isolato in un atollo fatto di creatività e di amore per le radici intese come territorio di provenienza e famiglia d’origine.
I miei genitori non sono assolutamente perfetti e io non sono da meno. Ognuno di noi ha pregi e difetti ma per certo non amo quei contrasti e quelle antipatie che troppo spesso si radicano nella nuora, nel genero e portano animosità in casa.
Non mi sono mai sposato e non ho figli. Ho desiderato che accadesse ma più di una volta mi sono dovuto misurare con le forme dell’inganno, con la fiducia tradita, fiducia che non ho più ritrovato. Mi sono sospeso e ho cercato nell’origine alcune risposte decidendo di iniziare un percorso di analisi.
Ho ridimensionato la figura materna che appoggiando le mie istanze creative e accogliendo le mie confessioni avevo reso troppo alta e perfetta e rivalutato quella paterna contro la quale ho a lungo lottato.
Oggi sono quasi in pace col mio passato e cerco di vivere il presente con l’onestà di cui sono capace ,conscio della mia fallibilità e del fatto che non mi piace la noia e la routine quando suonano come un disco che non ci emoziona più.
Finalmente in Ottobre ho fatto il primo viaggio da solo con mio Padre. In quella breve vacanza i termini della consegna,il passaggio di testimone il senso che la vita ti ispira quando il genitore invecchia e ti fa comprendere che stai per andare “in prima pagina”. Abbiamo parlato di terra e di acque, di piante e di animali, di guerra e del valore di un pasto caldo, di sicurezze affettive e di quelle economiche. Ci siamo trovati solidali come mai avrei immaginato sul disincanto che certi amori portano. Io provengo dal suo matrimonio da un’amore imperfetto come tanti hanno vissuto ma non sono un’ errore bensì un figlio che entrambi,piuttosto giovani hanno voluto.
Quel padre ritrovato oggi compie 81 anni e ieri ha superato un delicato intervento chirurgico che si rendeva necessario ma che aveva una serie infinita di contoindicazioni . Ho trascorso l’ultimo mese in modalità ancor più nevrotica del solito, incapace di farmi attraversare dal dolore e dalla tensione,incapace di accogliere e di vivere euritmicamente il flusso sinusoidale dell’esistenza. L’operazione è riuscita, l’ho visto aprire gli occhi chiari invasi immediatamente dalla lucidità di pensiero e dalla luce. Abbiamo un metabolismo veloce.
Mia madre ha commentato :- Ho visto che con lo sguardo ti cercava attorno. C’ero.
Mentre si stava svegliando si rivolgeva a sua madre e stanotte tra il sonno e la veglia, con 25 mg di morfina a lungo rilascio direttamente iniettati da una cannula nella ferita dell’operazione ripeteva : – MAMMA IO MI ALZO E LUI MI MANDA A DORMIRE.
Siamo tutti sempre figli di qualcuno e volente o nolente, vivi o morti ci rivolgiamo ai nostri genitori che ci hanno fatto dono della Vita. Dobbiamo aver cura della Vita che abbiamo ricevuto investendola in modo giusto, facendo ciò che sentiamo sia la nostra missione qui in terra.
Quest’anno il regalo di Natale più bello che io abbia mai ricevuto è un Papà ancora in grado “ di grattare qualche anno alla vita” in grado di insegnarmi e consigliarmi ancora nonostante io sia profondamente testardo.
Io e mio Papà 1970 circa
PS: … ho definito gli amori “con la scadenza” ma ribadisco che questa è la mia personale esperienza. Qualcuno lo disse meglio di me in francese, Leo Ferrè che avendo vissuto e sposato un’italiana ci canta questo suo splendido brano nella nostra lingua
http://www.youtube.com/watch?v=eDAejxdu8AU
7 Comments
Monica
Sono felice per il buon esito dell’intervento a papà.
Leggendo le tue parole rifletto sulla mia esistenza e, dopo aver lasciato scendere alcune lacrime di emozione per quello che traspare della tua intimità attraverso le tue parole, sento che è arrivato il momento di prendere in mano la mia Vita.
Ti abbraccio e attraverso te abbraccio tuo padre.
M.
Alessandra
Caro Alberto, mi commuove il tuo sfogo, la tua schiettezza e il tuo desiderio di condividerlo con noi. Credo significhi che hai fatto tanta autoanalisi ed ora guardi al futuro senza averne tanta paura. Auguri al papà. Ale
Nine
Alberto, dopo una lettera così aperta posso solo ritenermi onorato e fortunato di averti conosciuto.
Ti Auguro tutto il bene possibile, sia per il Natale che per il resto TE LO MERITI!!!
Un in bocca al Lupo e un abbraccio
Ste
albertoterrile
Grazie dei vostri commenti, per l’adesione ad un sentire così intimo eppure dichiarato. Credo si possa essere sinceri e pubblici anche in queste cose senza doversi vergognare di nulla. Noi siamo il prodotto di ciò che facciamo, pensiamo e viviamo!
Eleonora Terrile
Questo e’ il Natale piu’ bello per la nostra famiglia. Il papa’ in via di guarigione e padre e figlio che camminano mano nella mano.
Claudia
Leggerti è sempre emozionante ma sta volta lo è stato in particolar modo, fino alla commozione. Forse perchè son reduce dalla perdita di un papà speciale (non il mio però) e conosco bene l’ansia mista a paura che coglie in certi momenti.
Il tuo racconto Alberto sembra una favola a lieto fine e tu sei straordinario nella tua limpidezza, nel descrivere quello che provi. Sono felice per te e tuo papà.
E sono d’accordo con chi l’ha scritto qui prima di me, mi ritengo onorata e fortunata ad averti come amico, seppur virtuale :)
Buona vita Alberto!
albertoterrile
.. spesso scrivo perchè devo farlo…qualcosa deve uscire da noi e non per narcisismo. Contengo molto e da tanto http://blog.albertoterrile.it/?p=193&fb_source=message Circa questa occasione di crescita offerta salla vita con la questione paterna che dire…tra poche ore andrò a prender mio padre in ospedale per portarlo a casa, sta meglio. Sono feste non feste perchè l’impegno è stato grande e lo sarà a maggior ragione adesso ma credo sia un piacere/dovere col quale ogni figlio debba prima o poi misurarsi…
i genitori, pur con i loro errori, ci hanno dato la vita e noi dobbiamo prenderci cura di noi e loro specie ad un certo punto del percorso di vita: il nostro viaggio di conoscenza è lungo. Se penso ai miei genitori..Li ho fatti disperare sempre… ma anche gioire.. più spesso preoccupare…però ci sono…è il mio modo di amare…lo stesso che spesso applico a una relazione…esserci in modalità forte, in HIGH KEY perchè la noia è terribile…l’abitudine a credere di conoscere sempre l’altro uccide tutto…
Siamo molecole in continua trasformazione … tutto cambia ogni secondo al di là di certi riti e forme di vita che talvolta vengono definite stanziali. Puoi attraversare il globo e vedere i resti di antiche civiltà dal Maya all’artico ma se non si muove qualcosa dentro di noi…restiamo egualmente immobili. Ho incontrato troppi VIAGGIATORI IMMOBILI.
Ciò che abbiamo nel cuore è IL CARBURANTE INFINITO per essere IN VIAGGIO… la vita è proprio questo..bello è vedere gli incontri che si compiono mentre si è in cammino…tratti da fare da soli…altri in compagnia…sforzandoci di accettare tutto . E’ un viaggio sinusoidale, salite e discese, vette e abissi ma noi vorremmo sempre star sù…e poi quando ci siamo non ne godiamo…meglio allora fare in modo di dire :-Ok ora è questo… ma domani sarà altro. L’errore più grosso fatto da persone con cui mi sono dialettizzato che fosse Amore, Amicizia o qualcosa d’altro è stato il catalogare e guardare l’apparenza o il fermarsi alle FORME senza discendere realmente al di sotto di ciò che VIVE. …pensare che io mi crogiolassi in dolori speciali e nelle loro forme quando in realtà come ANIMALE FERITO stavo cercando di riprendere le forze per poi rialzarmi e ripartire. I contenuti ….ciò che siamo non sempre possono essere ESPLICITATI o VEICOLATI con grazia e la giusta accentazione. La vita non è una RECITA A SOGGETTO… O UN REALITY …come la società dello spettacolo vorrebbe farci credere. Grazie a voi che mi leggete e SOSPENDETE IL GIUDIZIO… troppo facile giudicare…condannare, promuovere , rimandare… bocciare…