Varie
Der Suchende (Colui che cerca)
La fotografia è strumento di conoscenza,conoscenza del mondo visibile ed invisibile, conoscenza della nostra interiorità. I tedeschi possiedono il verbo “suchen” (cercare) e disponendolo al participio presente “suchend” lo impiegano sostantivato “der suchende” (colui che cerca) per designare quella classe di uomini che non si ferma alla superficie delle cose. Quindi esiste una classe di artisti alla quale appartengo per elezione che non accontentandosi di fermarsi alla pelle, scende più a fondo. C’è chi ha interpretato questa discesa con quell’ incisione di epidermide che ha generato tanto sangue in certe campagne pubblicitarie così come in Arte. Purtroppo non è questo l’approfondire, casomai è rendersi conto di sé stessi, del mondo e dei rapporti che intercorrono tra sè e il mondo. Quel cercare che è già di per sé un trovare, come disse Sant’Agostino.
Attraverso 25 anni di fotografia ho sperimentato più volte l’ aspetto magico del fare. Poco importa se ancor oggi un amico mi ha segnalato che i miei Angeli erano stati scopiazzati dall’ennesimo servizio fotografico di moda per un settimanale femminile. Chi vede nella sospensione una mia cifra stilistica, si sbaglia. Chi copia in fin dei conti si rifà semplicemente all’immagine che io ho deposto su libro, nelle mostre e sul web senza rendersi conto che così resta in superficie e mi regala statuto d’archetipo. Quello che riproducono è una tecnica, non il mio pensiero, non la disposizione di segni e simboli.
Der suchende , colui che cerca è altrove e fà dell’altro si premura dell’aspetto magico della mistica .
Paciardi ( soprannome dialettale in quel di Iola ) mi regalò ai primi di settembre un aeroplano fatto in legno da mettere sul tetto della mia casa sull’appennino, un aeroplano verde e rosso, con eliche oro dipinte a mano, mosse dal vento, così come si facevano certe sagome, il gallo ad esempio con i segni cardinali. Quell’oggetto recava il sogno di un bambino nato nel 1934,il nome: Giovanni Mattioli (Paciardi) che per tutta una vita ha lavorato la terra, rispettato il prossimo e scherzato con gli amici al bar. Gli occhi azzurri fendevano e carezzavano le cose, i paesaggi e le persone. Il suo aeroplano era bellissimo, aveva in sé il senso dell’artigianato, il gioco e la passione del bambino che per biologia accetta l’ invecchiare del corpo e del volto segnato con quelle rughe che solo il tempo unito al sole e al freddo della vita del contadino possono generare.
Quell’oggetto così pieno di vita e di quella passione che il vivere odierno spegne mi chiedeva altro. Ho iniziato così a lavorarci per uno dei miei racconti composti di tante foto dal titolo “ La donna dell’aviatore”.
La storia è semplice, vera . La storia di una donna che amato una figura idealizzata, quella dell’aviatore. Ha costruito nella gabbia della propria mente un’immagine così lontana dalla realtà al punto di farne un mezzo per il suo e l’altrui dolore. Eccola quindi testare differenti volte celesti, giocare con nembi e cirri senza mai trovare il giusto cielo, perché non esiste un cielo per ciò che non è sogno, non è realtà, ma solo il figlio deforme del suo pensiero.
Quando lavoro sono più simile ad un regista senza sceneggiatura che ad un fotografo. Comincio a realizzare le immagini che mi vengono dal cuore, dai visceri, dal mio essere corpo e spirito. Solo in un secondo tempo le organizzo seguendo una logica già sottesa nelle immagini stesse, spesso sconosciuta in quella infinitesima frazione di secondo in cui l’immagine s’accende di luce e nasce.
Perché il primo scatto della serie fù l’ombra della mano che reggeva l’aeroplano sul muro interno di un cimitero di campagna?
Perché il 5 ottobre Paciardi è morto vinto da un cancro, ne lui ne io lo sapevamo, la sua tomba è ora in quel cimitero dove scattai la foto, adiacente il muro.
La mano reggeva quel suo aeroplano orientato verso destra, verso il loculo dove ora riposa, ma vi assicuro né lui né io “sapevamo”.
Iola di Montese – 22 ottobre 2005
5 Comments
cAMee
quell’oggetto sembra un miracolo sospeso.
Un bacio.
maudite
Sarà strano, forse. Nemmeno più di tanto. Sapevo di per certo chi era l’autore/trice del commento, ancora prima di aprirlo.
Sono strane le coincidenze, alle volte maledette. Altre volte simpatiche, altre ancora “accarezzanti”. Certe invece ti torturano ogni giorno, come tafani, nonostante tu le scacci.
Au revoir
Un abbraccio
utente anonimo
caro alberto, il tuo sito fotografico è bello da paura, solo in una foto dei “Luoghi” ho notato due ditate da sviluppo in alto a dx, la foto ritrae delle cupole.. cmq complimenti
utente anonimo
…23 ottobre, la tua ultima apparizione sul web! Per chi ha seguito il tuo sito dall’inizio…e comunque un piancere, in assenza di “news” di cui “nutrirsi”, scorrere le pagine dei mesi/anni trascorsi…
Luca
albertoterrile
….ditate da sviluppo…è un errore in realtà la foto è stata rifotografata con una digitale e quello è il frutto di un imperfetta illuminazione….ma che belle le ditate da sviluppo,la polvere e il graffio che….quasi quasi scrivo un post!!!