Varie
Laura Avarino riflessa nel vetro dello studio
Laura Avarino aka Moloko/Queso
Ho conosciuto Laura in occasione della mostra "Queso" per la quale ho scritto un testo. Parlottiamo di fotografia e della società attuale. Pochi giorni fa le ho scattato al volo qualche fotografia ad aumentare il puzzle di mie raffigurazioni del "femminile".
Questo il testo per la mostra.
QUESO/UN CATALOGO IN FREE PRESS/ UNA MOSTRA
Non vado quasi mai alle inaugurazioni delle mostre perché in quelle occasioni si può fare di tutto tranne riuscire al vedere l’ ‘esposizione . Il motivo per il quale sei uscito da casa sfuma davanti alla gente che beve, flirta e se la racconta.
Se la tecnologia digitale ha offerto alle masse la possibilità di fotografare con un costo relativamente esiguo rispetto all’era dell’analogico nel contempo ha generato un corpus di immagini abnorme. Il nostro mondo è un set nel quale vengono create in due minuti più immagini di quante non ne siano state prodotte nell’arte del ‘600 e ‘700. La necessità di rapportarci con una tale mole di materiale ci costringe a riesaminare il valore comunicativo di tutto ciò che oggi è rappresentato sotto forma d’immagine.
La fotografia è a mio parere come un cucchiaio di “Mesciua”*, una ricetta che unisce i nostri bisogni estetici , il suono dei nostri pensieri e il battito del nostro cuore.
Il Fotografo è l’attento lettore del libro del mondo, colui che con grande attenzione, osserva la luce del sole deviandone a suo piacere il corso.
Il fotografo ha a che fare con il visibile e l’invisibile perché non vede unicamente la realtà che ha di fronte, ma pure la fotografia che è ancora da venire.
Mi domando:-quale è allora la fotografia che mi tocca intimamente?
E’ quella che ristora il mio sguardo.
Il mistero degli occhi risiede nel “vedere” del soggetto e dell'oggetto. Sarebbe a dire : – il mio sguardo necessita di quel luogo, di quel volto, di quella luce e di "quel tempo". Ma ne necessita adesso.
Peter Handke nelllo script per " Il Cielo sopra Berlino" fa dire al vecchio poeta: "ci sono colli nascosti anche a Berlino nessuno più guarda in alto, ci sono anfratti, ci sono cose che non si vedono ma che il poeta vede e anche il bambino vede". Nessuno guarda più il cielo nessuno guarda più queste zone questi interstizi, questi momenti di rottura rispetto al continuum della percezione, che sono i momenti proprio dell’ apparizione,, dell’ispirazione, del disvelamento.
Continua il poeta, "se ognuno vedesse queste cose non ci sarebbero più massacri né guerre."
Quale è in definitiva il compito di un artista ? Rivelare e svelare quella che è la bellezza che lui riconosce attraverso le forme del mondo. La forma – affermava Michelangelo – esiste già nella materia. Ma occorre l’arte dell’uomo per portarla alla luce. La materia senza la forma è muta, non parla. La forma senza la materia non può nascere ed è senza casa. Ecco il grande compito dell’artista: generare al mondo la forma della bellezza che si nasconde nella materia. Il bello che splende alla mente, l’artista lo fa percepire nelle forme che imprime nella materia.
La materia su cui hanno lavorato questi giovani e nuovi fotografi raccolti sotto la sigla Queso è il mondo.
I modi con cui hanno declinato autonomamente il loro concetto di bellezza profumano di classicità in rapporto alla storia della fotografia.
Se per paradosso fossero dei cineasti direi che c’è molto più Truffaut che Godard nel loro fare.
Alle rivoluzioni della sintassi credo di preferire le microstorie che toccano il cuore.
Buona Visione!
Alberto Terrile
Genova 30 Marzo 2011
· La Mesciua è una caratterisica zuppa della provincia di La Spezia. La si prepara con ceci, fagioli e frumento, cotti in acqua bollente e serviti con sale, pepe e olio d'oliva.
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