Varie
Tavola a china di Giovanni Bruzzo 1981 circa
LA NON APPARTENENZA
Quando ero “giovane” dicevo :-certo che a Genova non succede proprio un cazzo!
La mia generazione condivideva questo pensiero,non ero il solo,né l’unico,tantomeno il primo!
Giovanni (Bruzzo) che faceva il fumettista e suonava il basso nei Dirty Actions mi regalò questa tavola che rappresenta “un disegnatore” incazzato che se ne va lasciandosi alle spalle la Lanterna, simbolo genovese.
A quei tempi se da Genova finivi a lavorare a Milano era perché qui non esistevano determinate strutture, tantomeno una forma mentis imprenditoriale che al genovese d.o.c difettava. Il genovese tipo è risparmiatore , un po’ chiuso e spesso assai timoroso nel lanciarsi in imprese che mettano a repentaglio il suo patrimonio. Il genovese è figlio del doge che senza rischiare nulla di suo in un lontano passato prese soldi dagli inglesi perché potessero battere bandiera genovese non venendo così saccheggiati dai pirati nelle acque del mediterraneo.
Oggi non so se qui a Genova ci sia molto di più di un tempo. Oggi so che a Milano da anni c’è molto meno con il crollo del mondo della moda,dell’Adv e via dicendo.
Per certo ciò che occorre è lavorare SULLE IDEE in primis e solo dopo trovare coloro che ti permettono di CONCRETIZZARLE e MOSTRARLE….in due parole, darsi da fare sul proprio linguaggio,renderlo autonomo e poi provarci.
Ho viaggiato un pochino per lavoro e fatto esperienze con altri paesi e modalità di operatività e creatività imparando che per realizzare certe imprese occorre UMILTA’, VOLONTA& TENACIA.
Troppo spesso mi trovo ad ascoltare frasi come:-Io sono un artista…
Troppo spesso mi trovo ancora ad ascoltare frasi come:- certo che a Genova non succede proprio un cazzo!
La prima frase non l’ho pronunciata così….la declinavo sempre con un :-“vorrei riuscire a fare l’artista.
La seconda frase invece necessita di un piccolo racconto,eccolo:
Un giorno su una questione che NON NOMINO scrissi in rete: “mi sembra che da allora ad oggi non sia cambiato nulla” Questa semplice frase scatenò un putiferio, un miniprocesso a porte chiuse ma con me fuori, critiche varie, la possibilitò di tre querele ed un senso di impotenza nei confronti di una forma di potere. Come fossi un bimbo mi sentii dire:-Ma cosa ti è preso ti è girato il boccino?
Pensai:- Oh no…credo il boccino compatibilmente con l’usura del tempo funzioni ancora e sia in sincro col cuore e con la voglia di realizzare un sacco di cose con nuovi compagni di viaggio. Non provo il senso dell’appartenenza sia a Genova che all’Italia, ulteriormente per lo stato dell’oggi. Non mi sono mai schierato con partiti e movimenti che fossero “artistici”,politici e musicali. Non sono stato di destra,di sinistra,punk,new wave o new romantics. Eppure sono stato e oggi ancor sono.
Io sono io no? Tu sei tu e Voi siete voi. Tutti sotto lo stesso cielo.
Gaber scrisse
LA CANZONE DELLA NON APPARTENENZA
parlato: Quando mi è capitato di nascere, la maggior parte dei miei
simili si era allontanata da Dio. E per colmare questo vuoto aveva scelto come nuovo culto
l'umanità con tutti i suoi ideali di libertà e di eguaglianza. Tuttavia non so se per
coscienza o per prudenza, non riuscendo ad abbandonare completamente Dio, né ad accettare
fino in fondo l'umanità, siamo rimasti come alla deriva del mondo in quella distanza
aristocratica da tutto comunemente chiamata decadenza. Insomma siamo nati troppo tardi per
Dio e troppo presto per gli uomini.
La grande intesa tra me e l'universo
è sempre stata un mistero
il grande slancio verso la mia patria
non è mai stato vero
il tenero attaccamento al paese natio
mi sembra l'enfasi pietosa di un mio vecchio zio
tutto quello che ho, tutto ciò che mi resta
è solo questa mia famiglia che non mi basta.
Quando non c'è nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verità
è una gran dose di egoismo
magari un po' attenuato
da un vago amore per l'umanità.
La mia anima è vuota e non è abitata
se non da me stesso
non so bene da quando l'amore per il mondo
mi sembra un paradosso
ma soffrire per gente di cui non si sa l'esistenza
mi sembra il segno un po' preoccupante di qualche carenza
tutto quello che provo è una vana protesta
è solo questa mia coscienza che non mi basta.
Quando non c'è nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verità
è una parvenza di altruismo
magari compiaciuto
che noi chiamiamo solidarietà.
Ma se guardo il mondo intero
che è solidale e si commuove in coro
i filmati di massacri osceni
con tanti primi piani di mamme e bambini
mi vien da dire che se questo è amore sarebbe molto meglio
non essere buoni.
Se provo a guardare il mondo civile
così sensibile con chi sta male
il cinismo di usare la gente
col gusto più morboso di un corpo straziante
mi vien da urlare che se questo è amore io non amo nessuno
non sento proprio niente.
E invece siamo nati per amare proprio tutti
indiani, russi, americani, schiavi, papi, cani e gatti
è proprio il mondo della grande fratellanza
per nuove suffragette piene d'isteria
o peggio ancora è, quella sporca convenienza
come sempre mascherata dalla grande ipocrisia
la nostra ipocrisia.
Quando non c'è nessuna appartenenza
la mia normale, la mia sola verità
è una gran dose di egoismo
magari un po' attenuata
da un vago amore per l'umanità.
E non ci salva l'idea dell'uguaglianza
né l'altruismo o l'inutile pietà
ma un egoismo antico e sano
di chi non sa nemmeno
che fa del bene a sé e all'umanità.
Un egoismo antico e sano
di chi non sa nemmeno
di fare il bene dell'umanità.
Leave a reply