Varie
HO VISTO
Scriveva Edward Weston nel 1943 in “Vedere in modo fotografico”
Ogni mezzo espressivo impone i suoi limiti all’artista,limiti intrinseci agli strumenti, ai materiali o ai procedimenti utilizzati. Nelle forme d’arte più antiche,questi confini naturali sono così ben stabiliti da essere dati per scontati. Scegliamo la musica o la danza,la scultura o lo scrivere perchè sappiamo che entro la cornice di quel mezzo particolare possiamo meglio esprimere quello che abbiamo da dire, qualunque cosa sia.
Ho visto (non le menti necessariamente migliori della mia generazione) ma molti conoscenti che oggi, sdoganati dal social network numero 1 (Facebook) chiameremo “amici”, andar via di testa aprendo le chiuse della loro creatività (vera o supposta questo lo lasceremo giudicare ai posteri).
Facebook ha gli stessi devastanti effetti della cocaina. Delirio di onnipotenza e compresenza, senso di elevazione commista ad attenzione.
Persone che prima la sera leggevano o scrivevano libri,guardavano o giravano film,ascoltavano o creavano musica, oggi trascorrono a seconda del grado di intossicazione i giorni o le notti innanzi al monitor.
Se prima dovevi aprirti un blog per editare la tua forma pensiero, oppure un myspace per editare il tuo suono e flicker per dare sfogo al tuo lato visionario attraverso album fotografici , oggi col miracolo facebook, il contenitore per eccellenza, è finalmente possibile vomitare senza indugio qualsiasi istanza comunicazionalcreativa inizi a prendere possesso della tua persona e non c’è esorcista che possa risolvere la questione salvo un black out elettrico di mesi.
In quel luogo virtuale che oggi ha come acronimo FB puoi incontrare artisti veri e aspiranti tali.
Lì trovi il vero deposito nazionalpopolare della formapensiero/suono/immagine.
Con FB puoi ampliare la tua rete di contatti e relazioni ma anche amplificare esponenzialmente il tuo vuoto mentale.
Fantastilioni di immagini zoppicanti e incapaci di relazionarsi dialetticamente con i limiti della cornice vengono benedette da commenti che ne elogianola composizione la forma quando non l’essenza solo perchè rappresentano malamente qualcosa che a noi può piacere.
Nascono i nuovi critici,i nuovi sociologi e filosofi d’antan, tutti modellati su storpie macchiette proposte dalla televisione.
L’ignobile e inopportuno uso del ***Tag sposa il nostro misero nome a qualsiasi cosa passi per l’anticamera del cervello di chi opererà questa inopportuna e invasiva forma di (maleduc) azione.
Grazie ai tag sono finito ovunque, dentro pupazzetti di peluche, in corbeille di fiori, cestini di funghi e portali romanici e mai dove mi sarebbe piaciuto "stare".
Se Andy Wahrol scriveva : “In the future everybody will be world famous for fifteen minutes”…ora grazie a FB tutti possono assurgere a un momento di notorietà, essere editori e editati quindi consegnati alla web sfera. Salvo malfunzionamenti del network , i pensieri vuoti resteranno on line per un periodo molto superiore a quei quindici minuti.
Anche questo è uno dei tanti effetti della società dello spettacolo.
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Fonte Wikipedia
Dall’inglese “tag”, contrassegno.
L’attività di tagging (in italiano taggare) consiste nell’attribuzione di una o più parole chiave, dette tag, che individuano l’argomento di cui si sta trattando, a documenti o, più in generale, file su internet.
È un’attività sempre più diffusa su tutti i siti per catalogarli meglio e proporre altre informazioni correlate agli utenti.
L’attività di assegnare a documenti parole chiave (tags) e di elaborarle è sempre più diffusa. In Italia il sito RadioRadicale.it fu tra i primi ad etichettare i propri contenuti.
Molti software per gestire blog supportano gli standard che si sono sviluppati attorno ai tags, in modo che gestendo contenuti si memorizzino subito le parole chiave.
Le parole chiave che descrivono elementi geografici possono essere riunite sotto la denominazione geotagging che consente di descrivere elementi culturali e soprattutto di identificare fisicamente nello spazio quanto pubblicato sul web.
In Flickr si sono sviluppati geotags spontanei molto utilizzati. Altri esempi correnti di geotagging sono Panoramio e Pikasa. Vedi anche Supranet.
Nell’ambito della Street Art indica la firma, la tag appunto, lasciata dal grafittaro su un muro, come segno del proprio passaggio. Per estensione di tale accezione, nella terminologia dei Social Network, "taggare" qualcuno significa individuare quella persona e riconoscere la traccia che essa ha lasciato di sé in un luogo o in un documento, o in un’immagine.
L’ attività del tagging è un’attività illecita cioè vandalismo
2 Comments
utente anonimo
Grande Alberto, sottoscrivo tutto. Mi sono iscritto di recente per chattare con amici e parenti ma hai ragione, è un casino sotto vuoto spinto. Meglio decisamente il blog.
albertoterrile
Molto utile per diffondere eventi…facebook può divenire un ufficio stampa da tasca….purtroppo però ti costringe all’ecumenico ASCOLTO di un ALTRO DIRE CHE SAREBBE MEGLIO TACERE!
La società dello spettacolo che Debord profetizzò è qui…ADESSO…ci avvolge nell’abbraccio di supponenza&banalità….specchio televisivo per eccellenza.
Se i musei si sono svuotati per riempire i centri commerciali, se è avvenuta questa transumanza del pensiero non si può che prenderne atto.
:-)