Varie
La veduta dalla finestra della mia stanza a Parigi nel 1993.
Nel 1993 mi trasferii a Parigi a vivere da solo. Londra non mi ha mai attratto. Si sceglie una città come si sceglie una donna… rischiando .
In quel tempo, non me la passavo bene emotivamente, un po’ come adesso ; posso quindi asserire: un po’ come sempre.
La mia percezione dello star bene è infantile peccato non avere, salvo rari lampi, l’innocenza del fanciullo.
In fondo, sono solamente, uno dei tanti che eternamente insoddisfatto punta l’occhio sulla metà vuota del proprio bicchiere.
Oggi aprendo un cassetto ho trovato degli stralci di diario; appunti e note che in parte dimenticai con la complicità della vodka e del tempo trascorso. Nulla di particolare valore. Ritengo di aver scritto raramente qualcosa che meriti un tale appellativo.
Ai tempi fumavo come un pazzo e puntuale trovo una nota: “le sigarette si succedono frettolose sulla giostra delle falangi”.
Bevevo alla stessa stregua ma non ne scrivevo. Quando si teme di avere “un problema” si finge non esista e ci si concentra su altro o sugli altri. A questo credo fermamente. Diffido di chi, in genere decide di sua sponte di volermi aiutare per qualsiasi motivo. Se ho bisogno di aiuto sono il primo a chiederlo e in modo esplicito. Ognuno pensi a sé…c’è sempre tanto da rimettere a posto nella vita di ognuno di noi. Raramente impieghiamo a fondo il tempo che abbiamo a disposizione per farlo, più comodo è il crogiuolo o il vano lasciarsi trascorrere confidando nella sorte o in Dio.
Di fatto, oggi non bevo più liquori e qualsiasi sostanza alcolica. Sono trascorsi dieci anni da quando presi di petto quel “problema di molti”, pensando:- Sarà anche di molti, ciò mi conforta, ma se è anche mio, sta a me porvi rimedio.
Tornando A Parigi, un foglio mi rammenta un momento particolare in una brasserie dove vidi una bellissima ragazza. L’unico modo per poterla semplicemente osservare più da vicino, visto che stava mangiando, era di entrare e ordinare a mia volta.
“Per i tuoi occhi azzurri ho preso un Ricard per la tua pelle bianca un’insalata mista, per il tuo portamento un caffè senza nemmeno lo zucchero. Ti sei alzata in silenzio mentre pagavo 66 franchi ….e 5 di mancia.”
Camminavo per le strade del quartiere dove vivevo, tra Clichy e Pigalle e nella mente borbottavo di rabbia sommessa: “Guardo cani disporre i loro odori e autovetture calpestarli, le parole cadono travolte dalla forza dei silenzi…mi disturba il rumore dell’aria spezzata dai gesti di un sordomuto che si ostina a volermi raccontare il temporale”
Oggi: scrivo di più, ma fotografo meno di allora, fumo pochissimo e non bevo assolutamente.
Oggi emotivamente non me la passo bene, un pò come allora, un pò come sempre. Ho voglia di tornare a Parigi.
5 Comments
harambee
anche io..sono appena tornata, sono scappata lì prima di Natale, a respirare,da nesuna altra parte sentivo di poter andare senza evadere…Non si scappa da sè stessi d’accordo…ma a volte anche restare puo essere una fuga (da sè stessi). Sono precipitata anche io, dolcemente nella memoria.
Di Parigi, ho trovato differenze, eppure è anche sempre la stessa…Della memoria ci hanno insegnato una strada all’indietro, invece è qui ora e avanti che si fa sentire
(i cassetti nascondono tesori, e piccoli grandi specchi…. ;-)
un abbraccio
k.
utente anonimo
Emotivamente nessuno può asserire di passarsela bene.
Se prendiamo in esame l’altro nostro se, quello vero, che fatichiamo a voler conoscere, e che evitiamo volentieri…
Massimo Ponte
utente anonimo
Ti arrabbi se ti dico che quella foto sembra Genova, centro storico? :o)
albertoterrile
Evidentemente per un disegno particolare della vita finii in quell’angolo di Parigi che ricordava Genova…..dalla mia finestra vedevo il retro del Moulin Rouge….dalla mia finestra oggi vedo in lontananza il mare di Priaruggia….
chebruttagente
questa foto sembra bloccata un’attimo prima che sia completata sulla carta…molto diversa dalle altre, gli anni….