Varie
POTREMO
"Il Natale non è più quello di un tempo: oggi è solo un reiterato rituale tessuto d’ipocrisia che ha le fondamenta in regali spesso inutili."
Possiamo guastarlo con il nostro umore o la solitudine.
Siamo noi che decretiamo la tonalità delle cose.
Soffriamo molto.
Chi ci ha protetto, voleva possederci.
Chi ci ha amato, ci ha usato.
Possiamo provare a vivere lontani dal teatro che è fuori e dentro di noi.
Oltre le gioie e i dolori, al di là dei rapporti conquistati e perduti nell’amicizia e nella famiglia.
Saremo capaci di arrivare sino alla siepe del ribes spruzzata dalla neve.
Potremo limitarci ad osservarla pensando a niente.
Riusciremo a Vedere tralasciando per un attimo l’abitudine a guardare.
3 Comments
utente anonimo
Come le squame di un pesce, da raschiare via con il coltello per guardarle schizzare e incollarsi tenacemente, resistere.
Siamo piccoli piccoli e volatili e inutili, schegge incontrollate con sentimenti inamidati e parafrasi umorali che diventano liquidi vischiosi.
Coliamo impacciati, scaviamo la sabbia e appesi a fili sottili come capelli ci assicuriamo ai rami di una stella per sentirci parte di un cosmo che sa fare a meno di noi.
Sprofondiamo con occhi acidi nell’abisso di ciò che non siamo.
albertoterrile
IL BUIO OLTRE LA SIEPE
E in tutto questo “non essere”…. cerchiamo una possibilità d’essere l’invito è…ANDARE …ALLA SIEPE!!!
PS: il buio oltre la siepe è solamente ciò che è sconosciuto pur essendo vicino no?
Lerman
A proposito delle cose belle che abbiamo dentro di noi e neppure, a volte, lo sappiamo, voglio farvi conoscere questa storiella che mi è capitata sotto gli occhi proprio in questi giorni.
Caro Alberto grazie per le immagini e le parole che ci doni. Voglio augurare a te e a tutti coloro che leggono di essere sempre come l’anfora vecchia del racconto.
LA VECCHIA ANFORA
Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neppure una stilla d’acqua,io!” Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti: sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite.”
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse: “Guarda il bordo della strada”: “Ma è bellissimo! Tutto pieno di fiori!”, rispose l’anfora.
“Hai visto? E tutto questo solo grazie a te – disse il padrone -. Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comperato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li annaffi ogni giorno”. La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si senti morire di gioia.
Siamo tutti pieni di ferite e di screpolature, ma se lo vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre imperfezioni…
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