Varie
courtesy of Claudio Castellini
Il racconto del Volto
Poche sere fa ero a cena da un amico/allievo che è anche l’autore dello scatto pubblicato.
Eravamo tre anime riunite attorno ad un risotto allo zafferano. Claudio appariva in pace con se stesso e con la vita , quindi sostanzialmente soddisfatto. Le altre due figure invece, portavano nel cuore e conseguentemente sul viso il segno che “non tutto era al giusto posto”.
Appartengo alla categoria delle persone “trasparenti”, esseri incapaci di fingere o dissimulare.
Come spiego a lezione , il nostro volto è una rivelazione, incompleta e passeggera, della persona.
Nessuno ha mai visto direttamente il proprio volto; lo si può conoscere soltanto riflesso nello specchio o per mezzo di una fotografia. Il volto non è dunque fatto per sé stessi, ma per l’altro o per Dio: è un silenzioso linguaggio; è la parte più viva e più sensibile (sede degli organi dei sensi) che, nel bene e nel male, presentiamo agli altri. E’ l’Io intimo, parzialmente denudato, infinitamente più rivelatore di tutto il resto del corpo.
Mentre il risotto terminava, le parole si facevano più dense , descrivendo attraverso i limiti del linguaggio quelle sensazioni che invece erano già risalite al viso e lo avevano modellato in un espressione.
Ho sorriso a Claudio che mi inquadrava. Nel chiuso della mia mente sentivo che era un sorriso a metà; non era di circostanza, non di convenienza era l’unico sorriso che fossi capace di licenziare.
Quando ho ricevuto la fotografia scattata in quella breve frazione di secondo, non ho potuto che constatare l’autenticità di quanto ho scritto.
Eravamo tre anime riunite attorno ad un risotto allo zafferano. Claudio appariva in pace con se stesso e con la vita , quindi sostanzialmente soddisfatto. Le altre due figure invece, portavano nel cuore e conseguentemente sul viso il segno che “non tutto era al giusto posto”.
Appartengo alla categoria delle persone “trasparenti”, esseri incapaci di fingere o dissimulare.
Come spiego a lezione , il nostro volto è una rivelazione, incompleta e passeggera, della persona.
Nessuno ha mai visto direttamente il proprio volto; lo si può conoscere soltanto riflesso nello specchio o per mezzo di una fotografia. Il volto non è dunque fatto per sé stessi, ma per l’altro o per Dio: è un silenzioso linguaggio; è la parte più viva e più sensibile (sede degli organi dei sensi) che, nel bene e nel male, presentiamo agli altri. E’ l’Io intimo, parzialmente denudato, infinitamente più rivelatore di tutto il resto del corpo.
Mentre il risotto terminava, le parole si facevano più dense , descrivendo attraverso i limiti del linguaggio quelle sensazioni che invece erano già risalite al viso e lo avevano modellato in un espressione.
Ho sorriso a Claudio che mi inquadrava. Nel chiuso della mia mente sentivo che era un sorriso a metà; non era di circostanza, non di convenienza era l’unico sorriso che fossi capace di licenziare.
Quando ho ricevuto la fotografia scattata in quella breve frazione di secondo, non ho potuto che constatare l’autenticità di quanto ho scritto.
One Comment
irazoqui
ecco, questa sì che è una faccia.