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CONTRO LA NOTTE BIANCA E QUALSIASI COSA CHE DIVENGA DI MASSA
Le forme simboliche vuote, ricevono l’immaginario delle masse. Preferisco abitare la periferia del sistema, nella quotidiana sospensione tra il Paradiso e l’Inferno di ogni mia giornata.
(scrivevo questo nel 1998 sul mio libro SOUS LE SIGNE DE L’ANGE edizioni Petit Palais e resto ancor oggi, dieci anni dopo, della stessa idea.)
Non ho mai amato, ne ho provato senso di appartenenza per tutto ciò che è aggregazione di massa: dall’oratorio della chiesa ai movimenti di massa giovanili. Dai gruppi clandestini ai cortei. Dai megaraduni e i festival rockpopjazzfunkyalternativetechno alle notti bianche… nere e birulò!
Sono conscio, che non freghi a nessuno la mia presenza all’evento,in quanto non faccio spettacolo ne lo amo. Semplicemente, dalle pagine del mio DIARIO EMOTIVO, dico la mia sull’ evento che quest’anno sarà di massa.
I musei dovrebbero tenere aperti i battenti una notte al mese,idem le gallerie d’arte ed i negozi…. se si vuol incidere sull’immaginario collettivo…..
Invece, no….beccatevi tutto in una notte….LA NOTTE BIANCA!
One Comment
albertoterrile
Come dice Giorgio L. questa roba della notte bianca fa tanto PANEM ET CIRCENSES… segue spiegazione da WIKIPEDIA:
Panem et circenses (letteralmente, Pane e giochi del circo) è una locuzione in lingua latina molto conosciuta e spesso citata. Era usata nella Roma antica.
Contrariamente a quanto generalmente ritenuto, questa frase non è frutto della fantasia popolare ma ha un autore specifico. È stata creata infatti dal poeta latino Giovenale (Satire, 10 81).
Questo poeta fu un grande autore satirico: amava descrivere l’ambiente in cui viveva, in un’epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare – un po’ come, secondo alcuni, accade anche oggi – con elargizioni economiche e con la concessione di svaghi (in questo caso le attività circensi che si svolgevano negli anfiteatri quali il colosseo romano) a coloro che erano governati.
Per estensione, la locuzione è stata successivamente usata, soprattutto in funzione critica, per definire l’azione politica di singoli o gruppi di potere volte a attrarre e mantenere il consenso popolare mediante l’organizzazione di attività ludiche collettive, o ancor più specificatamente a distogliere l’ attenzione dei cittadini dalla vita politica in modo da lasciarla solo alle elitè. Con intenzione simile, si è usata l’espressione Feste, farina e forca per definire la vita nella Napoli del periodo borbonico, in cui all’uso di feste pubbliche e di distribuzioni di pane si accompagnava la pratica di numerose impiccagioni pubbliche come dimostrazione della capacità del potere politico di assicurare il mantenimento della legalità.
E allora via alle danze: banchetti,concerti,stagnole e Ketamina,aliti fognati al sapor di birra e di Sangria,cartine Rizla,Job e marocchino tagliato col lucido da scarpe. Capelli corti,rasati e dread…sudore tanto con il caldo umido equatoriale….tamburi dappertutto, festa etnica,regionale ed italiana….musei e cimiteri,bar e ristoranti….librerie trendy e non…..cineasti a riprendere IL FESTONE COLLETTIVO….ci manca che arrivi pure il Papa vestito da Crozza e siamo a posto….
gare d’apnea nella fontana di De Ferrari…..foto con i telefonini e parafernalia varia…..