Varie
Un vecchio testo che mi fà piacere che leggiate…
L’Atelier
Quando ho veduto la stanza con lo scrittoio sul quale Leopardi scriveva, l’atelier di Picasso, la rudimentale camera oscura di Brancusi , che fotografava da solo le sue opere, ho avvertito al di là dei sensi, qualcosa in quei luoghi: indizi che mi restituivano qualcosa della magia di coloro che là avevano dato corpo alle loro ossessioni.
L’atelier di un’artista è il luogo dove memorie ed intuizioni si concretizzano, le fantasie ed i fantasmi prendono forma: l’Officina dell’immaginazione.
Il mio atelier è l’esterno: la Realtà.
Non mi interessano le luci artificiali, i fondali, gli effetti, per questo nelle mie opere i soggetti sono indifferentemente immersi nella natura così come in contesti urbani , in costante rapporto dialettico col paesaggio.
La fotografia trasforma la realtà, da questa parto e in questa opero: la tecnica che ho maturato accorda la ripresa in esterni e la intona attraverso il lavoro di camera oscura, luogo dove si definiscono le tonalità del mio linguaggio.
Interno ed esterno, coscienza e realtà visibile divengono elementi costitutivi ed indissolubili del mio “fare”.
L’illuminazione è quella solare, modellabile secondo le ore del giorno, radente il primo mattino e la sera, diffusa quando il cielo è coperto da nubi o con la foschia.
La scelta dei luoghi è talvolta precisa :ad esempio l’ Appennino Tosco – emiliano , dove ho le mie radici, altrimenti assolutamente inconsapevole e casuale: lavoro dove capita, mi basta un muro, un albero , una strada, elementi che attraverso la ripresa assumono il ruolo di simboli, figure archetipiche , parole di un alfabeto personale, volte a definire un mio Linguaggio.
L’universo di volti e corpi, prevalentemente composto da persone con le quali ho rapporti di conoscenza, d’amicizia o d’amore viene trasfigurato, come l’albero o il cielo e le nubi, le identità scompaiono, utilizzo il veicolo delle loro sembianze, delle loro forme, per creare nuovi segni che riferiscono di un’umanità che esiste nella mia coscienza.
L’attenzione è rivolta ai gesti quanto alle posture, Spesso i soggetti rappresentati rimandano oltre la cornice che delimita l’immagine perché quello che offro al fruitore è solo una porzione di qualcosa che lo spettatore assumendo un ruolo attivo andrà a completare. Chi guarda è invitato col suo vissuto, con la sua personale prospettiva e visione a relazionarsi con i costituenti dell’immagine al fine di rendere l’opera viva, attiva ed aperta.
Offro delle possibilità per interagire col mio mondo interiore, cerco la dialettica dell’osservatore, è un’opera viva che chiede d’esser proseguita attraverso altrui mondi, non si dà come “assoluto” è una realtà in evoluzione.
La tecnica che utilizzo in sede di stampa conferisce un’idea di tempo “sospeso ed indecifrabile”, sono immagini concepite e realizzate nella contemporaneità, portatrici al contempo di una temporalità sfuggente, anch’essa non definita: i preraffaeliti e l’Arte concettuale, il medioevo, Bjork,i Sigur Ros e il cinema di Bergman, le parole di Ernst Junger e i fumetti della Marvel, le canzoni di Tim Buckley e il manuale di frutticultura ,Van der Goes,Holbein,Cranach e i composti psicoattivi .I Salmi, l’Hard core e la numerologia sono solo alcuni riferimenti stilistici e temporali che un’osservatore smaliziato saprà cogliere.
La luce di questo nuovo mattino è bella, andrò ad incontrare paesaggi e persone.
Buona Visione!
(Iola di Montese,estate 2001, Alberto Terrile)
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