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TALKING ABOUT BRAD
Oggi che il ragazzo di Hartford, Florida ha conquistato “la posizione eretta” sullo sgabello innanzi lo strumento, cosa possiamo ascoltare ?
Nella risposta c’è una lieve amarezza, nell’avvicinare un giovane (classe 1970) supponente che porge con grazia un pianismo in forma di trio che ha, senza averlo mai nascosto, nel grande Bill Evans la sorgente. A poco vale che Jarrett anni fa lo abbia accusato di plagio del suo trio con Motian e Haden…perchè per entrambi il grande debito è verso la triade Evans,Lo faro, Motian.
Nel fraseggio che scomoda reminescenze del passato classico, si avverte il grande limite:il "manierismo". Tante soluzioni armoniche, troppe le note che a cascata scendono sulla platea, troppe perché possano essere ricordate , manca il fendente che trapassa il cuore dell’ascoltatore . Alla lunga arrivi persino a prevedere quale successione suonerà con velocità,classe e tocco.
Un concerto senza bis nonostante il calore della platea accorsa, a riconferma di un atteggiamento scostante, un set con una sezione ritmica un po’ legnosa e l’impressione di essere lì per mestiere, perché se sei il miglior pianista del 2004, devi girare e suonare.
Mehldau è nella musica come nei suoi abiti che citano un’iconografia fifties .
Mehldau indossa il suono e gli sta persino bene addosso, ma è troppo rivolto verso il proprio ombelico. Non riesce a risalire verso il cuore suo e di chi lo viene a sentire.
Paradossale che, ieri sera, ma ricordiamocelo che siamo nel 2008 in apertura di un concerto italiano in piazza faccia chiedere due cose, la prima, il silenzio ( in Italia il silenzio non viene osservato nemmeno in chiesa e nei cimiteri) la seconda di non scattare fotografie ( pochi attimi dopo si levarono tra il pubblico decine di telefonini dotati di fotocamera e sul finire persino degli avventurosi che hanno appoggiato minidigitali sul palco per evitare il flash e il mosso)
Forse riascoltare, con attenzione e umiltà i concerti di Bill Evans al Village Vanguard, quando il pubblico beveva e sentivi distintamente il rumore dei bicchieri e qualche parola, potrebbe ricondurlo in terra, tra la gente che vive, mangia, s’ammala e muore, la stessa gente che compera i suoi dischi.
Nel privato profuma di costruzione, persino nell’ ostentare l’antipatia del bambino, introverso e viziato che preferì lo studio del pianoforte alle spiagge della Florida, mentre con lo sguardo nel vuoto sussurra con sarcasmo : ….perchè milioni di mie fotografie, quando ci sono delle cose più carine da fotografare come un gatto,i bimbi e la gente….
(Credo che Brad non conosca gli album in rete su Flicker, gli verrebbe nausea di bambini,gatti etc)
Greta Garbo che disse per chiudere la sua carriera: I want to be left alone al confronto profumava di verità.
Quindi: VITA LONGA per apprendere l’onestà verso l’Arte .
VITA LONGA per apprendere la “vera intemperanza”, quella verso gli uomini, ma , anche qui se Brad desidera non passare per enfant prodige solo un pò maleducato, occorrerà rivolgersi ai grandi maestri come Charlie Mingus che insultava e malmenava i suoi musicisti in accessi d’ira, o Miles Davis che friggendo le uova usciva dalla cucina e affacciandosi in salotto sbeffeggiava la sua sezione ritmica, che stava provando incitandoli "a darci dentro col groove”….perchè la musica era “moscia”!!!
Provaci ancora Brad!
PS: L’aneddoto su Davis, me lo raccontò Enrico Rava anni fà prima di un concerto.
One Comment
albertoterrile
Scopro solo oggi che sull’ultimo brano, ci fu uno scambio segnaletico di dita col medio tra Brad e un fotografo… entrambi pare abbiano usato il linguaggio dei segni per indicare l’uno l’altro la via per FANCULO….io, che scattai 4 foto al pomeriggio, una è pubblicata, stavo bevendo un Ace poco più in la…il concerto non mi seduceva al di là dell’artista di cui già dissi sopra.
No foto e silenzio?
Rifiutare la data in piazza….questo avrei fatto al posto di Mr Mehldau…..no?
Un artista del suo livello può dire NO….non deve suonare altrimenti non mangia…no?