Varie
La cremazione
La madre di Giorgio ha “staccato” sul tratto finale di un sentiero di vita nel quale incontrò la malattia.
La morte,anche quando veste la foggia della liberazione non fa sconti al dolore di chi resta.
La figura dello sposo, il Capitano , è segnata nella postura delle spalle dall’estremo commiato: la cremazione.
Assisto in silenzio, per la prima volta, a questo rito attraverso un monitor posto in una stanza climatizzata dove aleggia in sottofondo della musica classica. Nell’arco di pochi minuti tutto è concluso. La gente si allontana appesantita da una nuova assenza .
Ritorno indietro sui miei passi mentre s’apre un caleidoscopio di ricordi.
L’adolescenza trascorsa a giocare in un parco, la merenda con briciole di pane che cadevano sui dischi suonati in tinello, i primi amori, i primi dolori.
Non posso più avere parole di speranza per chi mi consolò per un’altra fine.
Quando qualcuno non c’è più, hai il giusto tempo per ricordare e capire chi era realmente. La morte offre al di là del dolore la giusta collocazione per ognuno. Ciò che sei stato, quanto hai saputo offrire, quello che hai negato.
Ritorno indietro sui miei passi ricordando chi un giorno, per confortarmi mi offrì una speranza. Poco importa oggi se quella speranza venne disattesa dalle regole della Vita. Ognuno ha il suo destino. Mi sforzo di accettare il mio, quotidianamente.
Inciampo nella mia esistenza fatta di allucinazioni e voli, dialoghi e silenzi, confessioni e deliri.
One Comment
harambee
“Ognuno ha il suo destino. Mi sforzo di accettare il mio, quotidianamente.
Inciampo nella mia esistenza fatta di allucinazioni e voli, dialoghi e silenzi, confessioni e deliri.”
Il nostro dstino appartiene all’esistenza più che a noi. In quel misteriioso disegno, al quale apparteniamo, possiamo muoverci cercandochi siamo nellessenza. Ciò ci avvicina al disegno ed al mistero, anche se mistero imprescrutabile resta:
Possiamo cpmunque contemplare come nel cielo notturno il lampo, oppure l’ape vicino al fiore. O addirittura , quel vuoto che ci coglie ad ogni separazione o ad ogni incontro, di nuovo. L’osservazione può diventare conetemplezione quando non ci preoccupiamo della distanza e della separazione…i
Semplicemente siamo
chi ascolta e chi è ascoltato, che osserva ed è osservato (siamo fulmine, nube, ape e fiore e poi niente)
Noi, non siamo i “fatti”, non siamo allucinazioni, dialoghi, confessioni,e neanche voli. siamo la “nostra” essenza e quella c’è sempre nel quotidiano se non e ne dimentichiamo e le facciamo spazio entro di noi…Edè un lavoro, di pulizia e d’amore! :-)
buon oggi, Alberto
un abbraccio
kc