Varie
LUCE E NOTTE
Luce e notte
esperienza dell’immagine e della sua assenza
a cura di
Anna Maria Farabbi e Lucia Gazzino
LietoColle
ISBN 978-88-7848-374-3 € 13,00
I testi raccolti in questo volume sono il risultato di inviti personali e di una selezione tra numerosi contributi giunti attraverso la rete in adesione ad una proposta di condivisione su un argomento di esperienza sensoriale attinente alla sfera della percezione visiva o della sua assenza.
Una novità editoriale tale perché ho avvertito l’urgenza di conoscere – e di far conoscere – le emozioni/sensazioni più lucenti che, spesso, traggono origine dalle regioni più profonde dell’intimo, e per questo delegate al buio.
Un pungolo, quindi, la nostra proposta alla quale gli autori hanno risposto risalendo dal pozzo in cui l’interrogativo li ha sospinti, dal cui fondo un occhio di luce, per quanto distante, diventa guida per l’emersione. E non è un faro di ribalta quell’occhio: è speranza, vita riannunciata, rinascita oltre le tenebre nelle quali, troppo spesso, ci si ritrova soli.
In tali situazioni, più che in altre, trova conferma l’imprescindibilità della parola: potente strumento di comunione. Come editore vivo nella parola scritta; come persona mi nutro dell’altrui parola scritta: nei testi qui raccolti vengo accompagnato in un percorso ascensionale, ma consapevole dell’esistenza di un baratro che – nelle numerose testimonianze – viene sì inteso come punto di ripartenza, ma anche come luogo nel quale è necessario fermarsi per ascoltare ed accogliere la spinta interiore per riaffiorare.
E per questa sosta insieme, ringrazio le curatrici, gli ospiti, gli autori, tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di un volume che, personalmente, porto inciso nella mente e nel cuore.
Michelangelo Camelliti
SEZIONE PROSA DIARISTICA
È raro masticare la mancanza, digerirla e nutrirsene. Soprattutto accoglierla senza disperazione, senza lutto. Di solito quando si mangia questo pane, nasce in bocca un vuoto corrosivo, cannibale. Un mutismo rapace, isolante e mortifero.
Ha molte nature la mancanza. Quella che sorge da un colpo d’ascia contro il corpo incide con gravità terribile, tale da mutilare, temporaneamente o definitivamente, la capacità sensoriale, comunicativa, espressiva, perfino l’autonomia. Innesca una guerra atomica che implode dentro la persona protagonista, deflagrando tutti coloro che le gravitano attorno affettivamente, quotidianamente. Questo è il fatto. La sua crudezza necessariamente va letta, incontrata, abitata, meditata. È il primo passo di accostamento e di dialogo nel rispetto sacro. Tuttavia, la capacità umana di risorgere crea risorse, le scopre. Essiccato un pozzo, mille altri rompono il deserto con un’acqua diversa ma altrettanto potabile.
Tra i miei viaggi […]nella poiesis, creature disabili, cieche, ipovedenti, sorde… mi hanno insegnato come il corpo possa inghiottire l’ascia, sradicare comportamenti abituati e distrazioni, intensificare le proprie acque amniotiche creando piccole nascite interiori in una tensione, in un oriente di resurrezione.
[…]
Questa terra libro nasce come orto utile a tutti. Un orto privo di bella letteratura: non volevo che le mani usassero la visione, la citazione colta, le migrazioni dei simboli e delle metafore. Qui sono seminate esperienze, esistenze, identità tra loro molto diverse, tutte serissime, e riportate con consapevole fiducia verso la comunità. Taccuini di un diario. Fogli strappati dalla vita.
Il progetto è stato lampante fin dall’inizio. Il fuoco tematico attorno cui ruotano tutti i segni è l’organo della vista: l’immagine che entra in corpo, i suoi echi emotivi, la corporeità del buio suscettibile, palpabile, odoroso, tale da far scaturire particolari ricezioni. Infinite.
[…]
È una terra libro questa, controvento, controtempo: contro la vacuità contemporanea di una società occidentale consumistica che ha spettacolarizzato, patinato, banalizzato, sublimato l’immagine.
Qui, invece, finalmente, ci si ferma. Ci si ascolta riattraversando i propri occhi, quelli degli altri e l’intero sensoriale. Qui è un luogo dove il grande studioso primario di oculistica cena con l’analfabeta che ha dettato la sua storia. Dove la ballerina di tango incontra il teologo. Dove il non vedente tasta il lettore comunicandogli le sue impronte digitali, il suo dire, il suo dare. Dove un uomo non vedente corre corre corre, corre con il petto esposto, con il cuore esposto, verso quel lontanissimo finale filo di lana. È il suo perfetto equilibro che sta correndo, il suo orientamento, il suo lungo esercizio. Primo, vincente, con le mani alzate, nel sorriso, nella gioia del profondo oro vivissimo. Così lucente da illuminare anche il nostro buio.
dalla prefazione di Anna Maria Farabbi
Indice Autori
Alberto Terrile, Ospite – LE IMMAGINI CHE NON SI POSSONO VEDERE
Gabriella Musetti , Ospite – CORPO CELESTE
Gianfranco Draghi, Ospite – UN PICCOLO COLLOQUIO REGISTRATO
Stefano Gori, Ospite – E’ stato una sera, guidando l’automobile…
Davide Cervellin, Ospite – Io dominato dal pensiero di mio padre…
Giuliano Cavallucci, Ospite – TESTIMONIANZA PERSONALE
Teresa Mariniello, Ospite – TANGO MILONGHERO
*
Elso Avalle, LE PICCOLE TRACCE, NEL TEMPO, SI CANCELLANO
Diana Francesca Burgio, DALLA TORRE
Michele Caivano, ELEGIA
Chiara Cimmino, FLASH DI DIARIO
Silvana Crotti , Il silenzio e il buio della notte avvolgevano….
Ylenia D’Autilia, MIOPIE
Claudia De Francesco, I LAMPIONI DI PRAGA
Nuccia Di Giuseppe, A VEDERE OLTRE IL BUIO
Massimo Ferrando, Mi alzo, mi siedo, sfuggo con rabbia e un filo….
Fernanda Ferraresso, Fidarmi. Devo affidarmi.
Mariella Innone, SOGNO AD OCCHI CHIUSI
Vincenzo Mastropirro, Penso ai bambini ciechi-sordo-muti: il capolavoro del creato.
Daniele Meschini, PSICODRAMMA SIMPATICO
Roberto Morpurgo, UN ENIGMA PER L’ULTIMO EDIPO
Erminia Passannanti, BREVE INCONTRO AL BUIO
Angela Pinna, NOI DAGLI OCCHI DI NEBBIA
Marina Ristè, FOTOGRAFIA
Antonio Sisana, Mi ricordo bene quando l’incontrai…
SEZIONE POESIA
La cecità o la ridotta capacità visiva, lo scivolare nel dolore e nella paura del buio irrigidendosi in malsicuri movimenti quando tutte le ombre potrebbero essere ostacolo, sembra, come scrive Josè Saramago nel suo romanzo Cecità, “una questione privata fra un individuo e gli occhi con cui è nato”. “Luce e notte” ha permesso una riflessione per tutti – vedenti e non vedenti – sull’uno e sull’altro aspetto: il chiarore e le sue ombre e sulla possibilità di possedere una seconda e anche una terza vista. La comprensione del mondo esterno non deve e non può appartenere solo alle immagini e all’esagerazione dell’uso prevalente della vista sugli altri sensi, si dovrebbe infatti comprendere nell’equilibrio sensoriale anche la percezione della dimensione psichica e spirituale. Invertendo i cinque sensi potremo scoprire che vediamo, sentiamo, odoriamo e gustiamo con ogni singola cellula complice una memoria personale, familiare e collettiva del corpo e della psiche più profonda.
[…]
Dei molti partecipanti alcuni hanno volutamente cercato di immedesimarsi in una vita priva del sostegno visivo con esiti poetici comprensibilmente alterni data l’estrema difficoltà a calarsi in una limitazione quando non se ne viene colpiti, ma il tentativo è stato segno di grande attenzione e partecipazione; altri hanno evidenziato come l’imperante senso estetico diminuisca e leda una visione più intima della nostra interiorità e come si venga quotidianamente in contatto con cecità o sordità morali che altrettanto feriscono e inibiscono gli individui; altri ancora hanno descritto con versi delicati ed appena accennati la loro condizione facendo emergere immagini e sentimenti sopiti e profondi ed evitando facili retoriche, sentimentalismi che avrebbero mosso a compassione il lettore.
A questi numerosi poeti si sono aggiunte cinque importanti voci della Poesia nazionale ed internazionale che hanno subito risposto con entusiasmo al progetto.
[…]
Tutte le parole, di tutti i versi, di tutti i Poeti partecipanti hanno disvelato un bisogno di essere presenti, di partecipare per non trattenere più le proprie ombre nella mente e per allontanare, in qualche modo, anche le ombre degli occhi perché il timore del buio non rimanga un fatto privato.
dalla prefazione di Lucia Gazzino
Indice Autori
Jack Hirschman, Ospite – BLACK DIONYSOS
Maurizio Mattiuzza, Ospite – LA VÔS TAL PAN
Luciano Morandini, Ospite – se un lampo illumina l’oscuro…
Achille Serrao, Ospite – PO’ VENE JUORNO…
*
Federico Alberto, POESIA PER VEDERTI
Carla Bariffi, LA FORMA DELL’ARIA
Marco Bellini, A NARICI VASTE
Gabriella Bianchi, OSPEDALE di RAVENNA
Maria Grazia Bisconti, quando – in un letto d’ospedale – il corpo…
Chiara Bornacina, Senza tempo e misura chiamano il buio…
Massimiliano Colucci, ESTETICA
Salvatore Contessini, TENEBRA ESTIVA
Ada Crippa, È qui, oltre questa ruga…
Marco De Mattia, UN POLLO ARROSTO
Fabio Franzin, Oh, ‘verlo vist da vizhìn…
Federica Galli, FIDUCIA IN SE STESSI
Luca Gervasio, VENDITORE CIECO
Fiammetta Giugni, sognerebbe saperlo scrivere…
Rossella Grenci, E’ quando il buio…
Marco Lombardi, CONGIUNTIVITA
Gabriele Ottaviani, BUIO E’
Maria Palumbo, IL DONO DELL’OSCURITA’
Anna Potena, PER QUESTO SAI
Pamela Romagnoli, NOTTURNA SOLITUDINE
Yasmine Safi, CIECA NEL PIANTO
Maria Vittoria Somigliana, FIOCO TORMENTO
***
Un ringraziamento speciale
Mena Mascia, BILANCI (racconto), FRAGILE QUERCIA (poesia)
IN UNA LOGICA DI CONDIVISIONE CHE LA RETE PROMUOVE, PUBBLICO IL MIO TESTO CONTENUTO NEL LIBRO.VI AUGURO UNA BUONA LETTURA DI QUESTA STORIA VERA, STORIA NELLA QUALE HO DOVUTO TROVARE UN SENSO E UNA RAGIONE DANDO PACE AD UN TORMENTO CHE AVREBBE POTUTO UCCIDERE NUOVE EMOZIONI E SVUOTATO DI SENSO TANTO FARE.
LE IMMAGINI CHE NON SI POSSONO VEDERE
Mi chiamo Alberto T e sono Fotografo. Più volte mi sono domandato :- Chi è un fotografo? L’alba che seguì portò con sè la risposta:- il Fotografo è un abile lettore che con grande attenzione sorveglia la luce del sole deviandone a suo piacere il corso.
Un giorno scoprii di avere una lunga arteria che collegava direttamente l’occhio col mio cuore. Compresi tutto questo andando incontro alle cose del mondo; mi bastava guardarle per sentirmi inondare di bellezza, di gioia e di gratitudine.
Credo che lo spirito umano racchiuda il valore cosmico della terra mentre l’Universo evolve la coscienza.
Dedicai un intero mese di una calda estate alle mie fotografie ritirandomi sull’appennino toscoemiliano.
Ogni mio istante era un tributo nei confronti della Visione. Mi svegliavo nel mattino con la stessa gioia di chi è in procinto di incontrare la persona amata. Mi inebriavo del suo profumo, ne percepivo la temperatura e il battito. I miei sensi riconoscenti verso il creato muovevano velocemente le dita dando vita a differenti coppie tempo/diaframma.
Percorrendo valli e crinali compresi il sistema venoso del paesaggio. Ne carezzai la superficie con lo sguardo. Il ritmo cardiaco rallentava per sostenere senza scosse i tempi dell’otturatore. Tutto il mio essere si intonava sui colori del mondo attraendoli a sé. La danza delle api incise il cielo come antiche scritture su tavolette di cera.
Come un monaco che chino raccoglie con cura le erbe per i propri infusi io coglievo frammenti di Universo con l’intento di custodirli nel mio archivio. I supporti plastici uniti all’argento del negativo avevano questo compito .
Il passato e il presente possono coesistere nello spazio di una stessa immagine, ripetibile eppure mai uguale a sé stessa.
Col finire dell’estate giunse il tempo di rientrare a casa. Lasciare quei luoghi amati faceva male .La malinconia era però resa sopportabile dalla consapevolezza dell’esistenza di quei negativi .Li custodivo come un innamorato serba con cura sul cuore un messaggio della donna amata.
Dalla solennità delle giornate di luce passai al buio muschiato della camera oscura.
Nell’oscurità totale caricai i negativi nella sviluppatrice e iniziai a cullarli con ritmiche onde di acido rivelatore. Trenta secondi d’agitazione continua alternati a trenta secondi di riposo: la chimica incontra lo sciamano. Nel mentre, rivedevo a memoria quei luoghi, le luci , le posture,ascoltando i suoni mentre il tepore del sole in procinto di tramontare lambiva la mia pelle.
Alla fase di sviluppo del negativo succede il processo d’ arresto contraddistinto dall’odore acre dell’acido acetico che risale le narici con violenza.Due minuti d’agitazione continua al fine d’arrestare lo sviluppo del negativo, tempo nel quale altre Visioni chiesero d’esser ricordate.
Le mani obbedivano al corpo fisico che ritto nell’ombra assecondava i processi chimici di fissaggio con cadenzate agitazioni mentre la mente vagava con la complicità del serbatoio della memoria a breve termine: l’ipotalamo.
Con trepidazione dopo diciassette minuti totali ripartiti in tre bagni di diverse soluzioni chimiche, giunse il momento più atteso, quello di aprire la sviluppatrice,sollevare le pellicole raccolte in spirali e finalmente poter osservare il frutto di un mese di lavoro.
Nel tempo di un lampo sbigottii ,incredulo reggevo in mano dei negativi completamente trasparenti: non c’era alcuna traccia d’immagine.
La voce chiuse la gola , la vista si fece bianca come la neve mentre indietreggiando cercavo con le mani una seduta ove lasciarmi andare ad una specie di mancamento.
L’otturatore centrale dell’obiettivo si era rotto, ma l’apparecchio fotografico aveva continuato a scattare facendo scorrere la tendina, e lo specchio aveva concorso mostrandomi le immagini, illudendomi di poter avere per me quanto avevo veduto.
Non mi azzardai mai più a provare a replicare quelle fotografie perché comunque erano già state scattate, questo significava che io avevo “visto” e stabilito il momento in cui quella porzione di realtà sarebbe stata trasfigurata divenendo un oggetto bidimensionale.
Quelle immagini che non si possono vedere in realtà esistono. Quelle visioni benedette dalla luce del mondo sono in me ed io oggi per mostrarle ad altri ho un solo modo, quello di “raccontarle” restituendole così alla loro tridimensionalità.
Iola di Montese Estate 2007
PS: In quest’occasione io e Massimo Ferrando (vedi due post precedenti) siamo uniti nello scrivere……prossimamente uniti nelle immagini fotografiche…..quando sarà, faremo in modo di farvelo sapere. Buona settimana.
7 Comments
utente anonimo
questa cosa che hai scritto è bellissima
forse quelle immagini hanno deciso che dovevano essere solamente tue, e che per farle vedere agli altri dovevi raccontarle come hai fatto in modo che noi potessimo immaginarle
chissà se le immagini hanno una loro propria tosta volontà
a volte mi viene il dubbio
saremo noi che guardiamo loro e sono loro che ci guardano
laura
albertoterrile
Le immagini hanno una vita propria. Pensiamo alle immagini del mondo,possiamo accoglierle in noi con lo sguardo,custodirle nel cuore oltre che a livello neuronale. Le immagini entrano in noi prima delle parole e scendono a fondo, nel nostro profondo. Usiamo sistemi i più diversi per stanarle o farle riemergere, per coprirle con fonda sepoltura. Meditazione,trance,droghe….l’essere umano ricorre ad un campionario di pratiche per accogliere o espellere queste immagini, i ricordi….ma queste restano in noi…sono parte del nostro tessuto. Questo scritto è stato d’aiuto per la comprensione attraverso la parola scritta che NULLA SI PERDE NELLA VITA….siamo noi con il nostro Ego che ne decretiamo la sparizione…come la comparsa…
albertoterrile
..e ho raccontato l’accaduto,descritto le emozioni,creato immagini nuove, senza dire però cosa quelle immagini perse realmente rappresentavano…e questa è una metafora se vogliamo di cosa è realmente il cuore di questo mio diario….un luogo dove si racconta e si evoca…quasi tutto, mai tutto…un luogo dove c’è molto di me….ma non tutto. Esiste un raccontare che può non mostrarsi…. ed ecco che rubiamo a Dylan quel “io non sono qui”.
Spesso c’è una vana pretesa da parte di chi legge,ascolta e vede di trovare l’autore tra le pieghe dei suoi pensieri….non è sempre così…e in quel non esserci c’è sincerità e la Verità….Esisto tra le righe come tra un’immagine e l’altra, nello spazio vuoto tra due cose in successione.
A volte non ci si pensa, non si guarda, ma ognuno di noi esiste anche in quel vuoto, in quel silenzio, in quello spazio che è il cammino e la Vita….che procede verso altra Vita verso l’Altro.
suryamukhi
Libro acquistato e arrivato e già letto….Grazie Alberto: le tue parole mi hanno commosso…davvero!
albertoterrile
Monica/suryamukhi tra le allieve di anni e anni sei candidata per il FEDELISSIMA 2008/2040….oltre alle lezioni, compri tutto ciò dove depongo le mie derive, il libro francese,quello sulla fotografia degli anni 70 ed ora…questo, dove scrivo…allora incrociamo le dita che forse ne faccio un altro….se lo finanziano…questa volta di immagini, poi se andrà in porto il progetto con Max…un’altro catalogo….finchè mi regge la salute…perchè passione ne ho da vendere!
albertoterrile
“Voglio essere poeta, e lavoro a rendermi Veggente: e lei non capirà niente,
e io quasi non saprei spiegarle. Si tratta di arrivare all’ignoto mediante
la sregolatezza di tutti i sensi. Le sofferenze sono enormi, ma bisogna
essere forti, essere nati poeti, e io mi sono riconosciuto poeta.
Non è affatto colpa mia.
E’ falso dire: Io penso,
si dovrebbe dire: mi si pensa.
Scusi il gioco di parole.
IO è un altro”
Rimbaud da una lettera, giuntomi attraverso un gioco di incroci di pensiero dell’amica B.
suryamukhi
E allora faccio altro posto dentro di me per accogliere nel tempo immagini e parole tue…e di Massimo…e un pezzo di libreria della nuova casa in arrivo
a stasera….e ovviamente preparati a firmare, di nuovo!