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LA RICERCA DELL’INFINITO / L’ETERNITA’ DELLE COSE
…iIpersensibilità e fragilità.non la “fragilità” intesa come negli slogan mondani dominanti quale debolezza inutile, antiquata, debole e malata, ma invece come condizione di sensibilità, delicatezza, gentilezza, dignità e stato in cui è anche possibile intuire l’indicibile e l’invisibile che sono nella vita.
Fragilità come stato d’animo nel quale possiano incontre l’altro o scoprire “modi” di essere “altri da noi”.
Fragilità come possibilità “di riflettere sugli aspetti luminosi e oscuri di una condizione umana che ha molti volti e, in particolare, il volto della malattia fisica e psichica, della condizione adolescenziale con le sue vertiginose ascese nei cieli stellati della gioia e della speranza e con le sue discese negli abissi dell’insicurezza e della disperazione, ma anche il volto della condizione anziana lacerata dalla solitudine e dalla noncuranza, dallo straniamento e dall’angoscia della Morte
E. Borgna, La fragilità che è in noi, Einaudi, Torino, 2014
Cosa sarebbe la condition humaine stralciata dalla fragilità e dalla sensibilità, dalla debolezza e dalla instabilità, dalla vulnerabilità e dalla finitudine, e insieme dalla nostalgia e dall’ansia di un infinito anelato e mai raggiunto?”
“la fragilità come grazia, come linea luminosa della vita, che si costituisce come il nocciolo tematico di esperienze fondamentali di ogni età della vita, della fragilità come ombra, come notte oscura dell’anima, che incrina le relazioni umane e le rende intermittenti e precarie, incapaci di tenuta emozionale e di infedeltà […]”
E. Borgna, La fragilità che è in noi, Einaudi, Torino, 2014
“Solo nel silenzio si possono ascoltare voci segrete, voci che giungono da un altrove misterioso, voci dell’anima che sgorgano dalla più profonda interiorità, e che portano con sé nel nostro mondo, e nell’autre monde del dolore e dell’angoscia, della malattia e della follia, risonanze emozionali palpitanti di vita”,
E. Borgna, La fragilità che è in noi, Einaudi, Torino, 2014
Ora prendo io la parola per dire in modo forse sgrammaticato il mio pensiero .
Da molti anni coltivo ” piccole forme di solitudine ” per ASCOLTARE nel silenzio le voci dell’Anima.
La mattina presto e la sera sono i momenti prediletti …ma il mio telefono non può, perlomeno sino a che mio padre è vivo, star spento e io mi “arrabbio” per la tempesta di notifiche ( le sto levando da ogni portale) per quei cuoricini che oggi tutti dispensano a piene mani ogni momento del giorno e della notte…perchè SI VIVE COSI.
Questo evidentemente stride , quasi STONA per coloro che “mi vedono ” solo in momenti pubblici dove esercito attraverso la parola AFFABULAZIONE pensando ( qui cadono in errore) che io sia SOLO quella figura che vedono e sulla quale operano spesso “proiezioni” .
Quando insegno, o parlo in pubblico riverso il mio AMORE PER L’ ALTRO e attingo a FONTI ENERGETICHE inaspettate quanto REALI ma perchè ciò possa ESISTERE deve esserci LA CONTROPARTE che coltiva IL SUO SILENZIO
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