mitografia del quotidiano
Una casa fatta per viverci
Al principio, come alla fine di un giorno, amo “ritrovarmi” nella mia casa fatta di mille luci. Vivo da solo dal 1987 e l’appartamento, in verità modesto per metratura, s’è modellato attraverso gli anni con stratificazioni di libri, fotografie e dischi oltre ai moltissimi oggetti inutili (ma per me significanti) raccolti per strada o donati da amici. Ai libri vergati in lingue antiche, ai preziosi manoscritti da antiquario rispondo con testi che hanno segnato la mia formazione di bambino, libri come “le regioni d’Italia” o “I Quindici”.
Non trattengo nulla in qualità d’investimento economico, penso a preziose stampe antiche o candelabri art decò , ma oggetti che mi hanno accompagnato in questi cinquantacinque anni di vita. Ho sempre pensato che gli oggetti trattengano qualcosa di chi li ha posseduti, utilizzati e amati.
L’altra sera avevo freddo, mentre cucinavo una zuppa di verdura ho acceso un po’ di candele oltre alle immancabili luminarie natalizie che “chez moi” sono attive 365 giorni l’anno.
Dopo mangiato mi siedo sul letto tra pile di libri e quaderni con appunti, unica concessione alle nuove tecnologie un portatile che uso ( come sto facendo adesso) per scrivere.
Dal mio balcone una sera d’inverno…..
Le case sono fatte per viverci, non per essere guardate.
(Francis Bacon)
One Comment
Serafina Nuccia Raneri
Il mio manifesto.
Case di rappresentanza o case che mi rappresentano?