Varie
Firenze-stanza n.20 dell’Hotel Crocini, fotografato da Miriam domenica 4 giugno 2006
Se la città anche se piccola come Genova è un inno all’egoismo, al vivere ognuno per sé come si fosse unici e soli, sporcando con le azioni e i semplici pensieri perché “tanto siamo prossimi alla fine del mondo” la dimensione del paese,della piccola comunità si pone a maggior ragione come alternativa alla scelta estrema dell’isolamento su una vetta propria del mistico.
Nel piccolo paese si mantiene la conversazione con chiunque si incontri sul nostro passo, il sorriso o il gesto d’aiuto sono per il semplice piacere di essere utile al prossimo senza arrogarsi alcun merito o premio sia in terra che nell’aldilà. Coloro che vivono lì hanno il ciclo naturale dei cittadini, eppure forse perché io li avverto pregni della poesia delle piccole cose, così distanti da certe trappole “della vita per lo schermo al plasma” mi sembrano consegnati all’eternità, immortali nella loro essenza quanto nella sostanza.
Saluto Maria che porta del cibo ai conigli nell’aia punteggiata dallo sterco delle galline e delle oche e incontro il suo sguardo più stanco, la testa coperta da un piccolo cappellino sgualcito e stinto dal sole che prova a celare il cranio calvo per la chemioterapia.
Maria dice che il mondo è cambiato, che non è più come prima e avverto nelle sue parole,ma ancor prima nel suono di queste il senso intimo e triste dell’ accettazione di un mondo e di un male come il cancro al quale talvolta non è possibile opporsi.
Maria che dorme poche ore al giorno per seguire le bestie nella stalla.
Maria che bestemmia perché è un modo di lì e poi inginocchiata la domenica prega e fà la comunione.
Maria che la senti lontano chilometri per quanto è forte la sua voce.
Maria saggia che piange perché un infarto le ha portato via il suo piccolo bastardino che io chiamavo Dick e lei Pirillino.
Maria che beve il vino anche fuori pasto e non è mai fuori di testa.
Maria che non vuole soldi per le patate.
Maria che è donna e anche madre ma ha la forza di tre uomini.
Maria che nome importante.
Maria che sarai sempre in me.
9 Comments
cominciare
si può solo leggere.
le parele non servono
harambee
si sente una nostalgia per ciò che è perduto, forse irrimediabillmente ma…nello sguardo che riconosce e condivide di un altro da noi l’accettazione c’è una speranza, la possibiltà di scampo,diuna svolta…
Anche io ho conosciuto qualche donna così e le porto tutte nel cuore. Profumo di terra umida, quasi sempre sola,instancabile nell’abbandonarsi alla vita anche in punto di morte. Ad esempio…mia nonna Adele. Ed in altro modo, mia madre.
Grazie ancora, Alberto
Un abbraccio
kaapi
utente anonimo
Non ci posso credere..eravate a Firenze??? anch’io,,all’Astoria!!!! mannaggia a saperlo….
un bacio, leggo domani che ho fretta frettisssssima.
bacio
MARIAtelodicevo ;)
suryamukhi
Io, nata e cresciuta in un paese collinare sul mare, trasferita in città per esigenze di lavoro (che ancora devo capire perchè e per chi…), sento la mancanza di quella vita che descrivi: la condivisione del quotidiano per il gusto di sentirsi esseri umani, l’essere d’aiuto agli altri per…nessun motivo. E quando mi sento dire “non piacciono le persone che mi salutano per strada o mi fermano a parlare sul pianerottolo del palazzo…non sono miei amici e quindi non ho nulla da condividere con loro”…ecco quando ascolto queste frasi, il mio cuore si stringe e ancor di più sente la mancanza di quella vita.
Grazie alberto per le tue parole…e per le riflessioni a cui mi portano.
Ciao
contrabbubis
un saluto caro,b.
Pralina
Ma come? eri a Firenze? averlo saputo…
:O)
albertoterrile
…ero a Firenze…oggi a Milano,fine mese in Provenza…sempre per lavoro…talvolta nemmeno io sò dove sono,perchè passo da uno studio ad un ufficio…mentre fuori cambiano i paesaggi, gli accenti e talvolta le lingue….anni fà scopersi la ricetta… Come???Esponendo a Berlino con di mezzo Wim Wenders…la direttrice di un museo d’Arte Contemporanea genovese scrisse in galleria per chiedere il mio catalogo…non era più semplice telefonarmi a casa…a Genova???No!!!Vivo in una città dove devi giocare di sponda…se fuori sei bravo…premiato..esposto…ed incensato…allora, solo allora ti CONSIDERANO…
PS Per inciso viaggio perchè ho lavoro fuori…mi piace e tutto è più veloce e meno burocratizzato che non quando “gioco in casa” !!!!
Peace&Love
Febe3
Hai fotografato un altro pezzetto di vita, quella vita che pare rimasta solo in piccoli angoli del mondo, o dentro le pagine ingiallite di qualche vecchio libro. Mi viene un po’ di malinconia a leggerti, perchè vivo in una città senz’anima, perchè la gente ha dimenticato la bellezza di un sorriso, perchè sono nata nell’ingranaggio sbagliato :(
ti abbraccio*
Monyka